Tre partite e … mezzo per la chiusura di questo mondiale.
La tentazione di cominciare a tirare delle somme è forte, il desiderio di andare a rileggere gli scritti di un mese fa anche.
Ma provo a scappare.
Fa caldo, proviamo a rimandare alla notte di domenica 11 luglio.
Il vostro umile scriba dovrebbe a sto punto almeno fare l’ultimo lancio sulle “4 sorelle” ed eleggere un nome.
Se vi aspettate questo, non andate avanti, rimarreste delusi.
Io la mia finale l’ho scelta diverso tempo fa e l’illusione che sia proprio quella mi fa venir voglia di fermare il tempo, ad oggi.
Non avete bisogno di me per doppiare i giudizi di una stampa distrutta dagli avvenimenti di questo torneo. Sì… potrei scrivere che:
L’OLANDA paziente ed applicata senza svolazzi è candidatissima ma se si interrompe per un’ora e mezza la magia dei tuttofare Robben / Sneijder ed un po’ di sana fortuna, finisce come sempre ad un metro dal traguardo.
L’URUGUAY. Organizzato, mai domo, occhi chiusi, niente da perdere. Ma sicuramente stanco (2 supplementari in più dell’Olanda di stasera), squalifiche (Suarez), infortuni di mezza difesa. Se va a casa è comunque festa.
Ecco.
Ho detto tutto e niente.
Come tutti.
Ed allora saziamoci confermando la mia finale:
GERMANIA / URUGUAY
… e se domani notte si parlerà invece di Olanda / Spagna proverò a non vergognarmi troppo.
L’entusiasmo per quanto sta per andare negli almanacchi manca di un sereno esame sulla settimana che ha tranciato questi mondiali.
Pioggia di gol su Inghilterra e Argentina, Brasile a casa come sempre a metà fra suicidio e sfortuna, Spagna passata quasi per caso.
Le regine hanno appagato il mio pensiero più del previsto.
Uno studio approfondito faremo nell’articolo di chiusura.
Ora voglio invece portare una immagine ed una “bottiglia” da spedire in mare.
Non so fra qaunto riprenderà a dormire il giocatore del Ghana Gyan.
Non lo so ma ho provato per lui, moltiplicato per mille la tenerezza e la tristezza che provai per J. Terry sul rigore della vita a Mosca, finale Champions 2008.
Non sarebbe ancora tutto se 12 minuti dopo, questo signore non avesse preso palla e… “palle” e fosse andato a tirare il primo dei rigori decisivi.
Sì… “non aver paura di tirare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore, ma dal coraggio, dall’altruismo”
Foto nostrana e cantata di trent’anni fa.
Ma eterna e fedele.
Come questo meraviglioso uomo.
Grazie Gyan.
Chiudo con una lettera personale che ho spedito in mare con destinazione “costa sperduta del brasile”. Il destinatario è un giocatore nei guai, ma da oggi mio grande amico
Ciao Felipe,
ti arriverà questa missiva via mare quando sarai già, spero, in un luogo senza rumori.
Non avevi prenotato le vacanze a partire dal 2 luglio ma probabilmente dal 12 luglio.
Meglio così, ti sarai senz’altro scelto un posto solitario.
Ti ho visto i primi giorni di Juve, un anno fa.
Sicuro, fiero. Mi piacevi. Allora piacevi a tutti.
Nessuno allenatore, nessun giornalista ti aveva bocciato.
Mi ero innamorato di quel gol e del gesto indirizzato al papà volato via il giorno felice dell’Olimpico.
Mi sembravi l’uomo giusto al posto giusto.
Poi tanta roba brutta, l’equivoco tattico di una squadra in mano ad un tecnico povero di una società poverissima.
Nessuna protezione e tu, tu prendi mondo, pallone ed avversari a randellate.
Finisce tutto male.
Carissimo amico Melo avevi ancora una pallottola servita da Cucciolo Dunga.
Spari male.
Stai meglio ma quando va male ti danno anche la colpa di un gol tutto del tuo portiere.
Poi ti sfoghi come per farla finita sulla gamba d un “nemico”.
Non si fa Felipe.
Ma è tutto finito dai.
Sei finalmente solo, su una spiaggia.
Il mondo ti deride, sono quelli che un anno fa dicevano che eri il miglior brasiliano mai preso in bianconero.
Guardali.
Tutti via.
Anche i tuoi amici forse.
Quando la vita va male non vanno via gli sconosciuti, ma spesso quelli che dicevano di amarti.
Non t’insegno nulla ma è così per tutti.
Ti ha dato lezioni consigliando il non ritorno persino Ronaldo.
Lui, 110 chili, carriera di un quarto d’ora per stravizi, lui arrivato alla finale di un mondiale pieno non si sa di cosa e perso per colpa sua.
Girati, non leggere nulla.
Giornali di Firenze, di Torino, di Rio.
Il tuo sguardo vuoto, impaurito all’aeroporto, chiamava voglia di serenità, di amicizia spensierata, di una bevuta.
Hai detto che la Juve è una casa triste ed il Brasile una casa allegra.
Puoi cambiare idea amico.
Da oggi sono al tuo fianco.
Non girarti indietro.
Vorrei arrivare lì ed in silenzio passare il tempo e berci una lunga notte senza nuvole di lune e falò.
E convincerti a ridere di tutti.
Del bambino accanto a te che in spiaggia dice al papà: “Ecco, è lui che ha rovinato tutto”.
Fagli una carezza e preparati, fra un anno tutti i presunti amici, amiche ti aspetteranno per festeggiare la tua rinascita.
Dicendo e scrivendo… “Io lo sapevo”
Guardati da loro, non più da Robben.
Ti aspetto, con affetto
Da.Ma
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