Transizioni...??


Da più parti, nel corso della stagione, per spiegare o comunque illustrare il campionato del Milan, si è più volte abusato di un termine: transizione. "E' un anno di transizione", "Leo è un allenatore di transizione", ecc. Orbene, il significato stretto della parola, preso da Wikipedia, è: "(dal latino transitionis, a sua volta dal verbo transire, "passare"), indica un passaggio da una condizione all'altra o da una situazione all'altra." Secondo quello che mi suggerisce il mio povero intelletto, il passaggio sarebbe dovuto avvenire da una politica societaria ad un'altra. E sempre secondo il povero intelletto di cui sopra, le politiche in questione dovevano essere quella fin qui applicata, che puntava molto sui grandi nomi anche non più di primo pelo, costosi e dagli ingaggi pesanti, ad una nuova mentalità che guardava con risvegliato interesse il settore giovanile, e cercava sul mercato i nuovi Gourcuff, stavolta però da valorizzare in toto, attribuendogli responsabilità e possibilità. Questo ovviamente significava necessariamente accantonare i grandi nomi, i giocatori top class, per invertire la rotta sui talenti emergenti, che se presi per tempo potevano garantire investimenti contenuti e tuttavia ben calibrati. Nello scorso mercato estivo, tuttavia, quello che abbiamo visto è stata la cessione della nostra stella più fulgida, il mantenimento di una struttura economicamente pachidermica, e l'acquisto di un attaccante non certo giovanissimo, ma neanche prossimo alla pensione, che avrebbe dovuto garantire un discreto contributo in fase realizzativa. Storcere il naso già al 31 agosto è stato fin troppo semplice, soprattutto per chi era abituato a ben altre tavole imbandite. Pur tuttavia, dopo lo smarrimento iniziale, e fattasi una ragione dell'inversione a U che era stata intrapresa per un nuovo corso, un po' tutti siamo stati affascinati dall'idea del nuovo Milan pseudo-zemaniano di Leonardo, che vinceva, segnava e divertiva, all'insegna del 4-2-e-quelli-là-davanti -che-fanno-quello-che-vogliono. Almeno io, per tre mesi buoni, mi sono divertito. Poi, fatalmente, una squadra che si reggeva fondamentalmente su tre o quattro individualità di spicco, ha pagato il prezzo della mancanza di alternative valide, ed è bastato avere fuori contemporaneamente Nesta e Pato, risucchiati nell'imbuto cosmico di Milan Lab, per dire addio alle velleità di scudetto che pur ci avevano portato, potenzialmente, ad essere in testa alla classifica (in caso di vittoria in casa col Napoli, storia di qualche settimana fa...) Certo, viste le premesse, e visto l'anno di transizione che da più parti di declama, non ci era andata poi così male! In fondo, a momenti, rischiavamo anche di vincere uno scudetto. E poi ci siamo detti: adesso si punta sui giovani, ricreiamo anche noi la nostra "cantera". Fino a quando Bonera non viene espulso a Genova, e anzichè buttare nella mischia il baldo Albertazzi, centrale di ruolo della primavera portato in panchina per penuria in prima squadra, Leonardo opta per uno sconcertante inserimento di Oddo al centro della difesa. Un po' come voler riparare una gomma bucata usando un vecchio pistone usurato: due cose completamente opposte. Dal canto mio avevo pensato che Leo non se la sentisse di buttare così nella mischia un giovane, rischiando di bruciarlo, in una partitaccia complicata già dall'uomo in meno. Però a Palermo si è giocato una settimana dopo, il tempo per preparare mentalmente Albertazzi ad esordire nel suo ruolo c'era tutto. Eppure ci è di nuovo toccato Oddo, e i risultati sono stati evidenti. Ora, nella speranza che le ultime tre partite non si trasformino in un tragicomico girone dantesco, una cosa è comunque da mettere in chiaro: l'unica transizione a cui abbiamo assistito in quest'anno è stata dal gioco lento, colloso e sparagnino degli ultimi anni di Ancelotti, a quello sbarazzino, speculativo e garibaldino di Leonardo. Abbiamo perso con entrambi i moduli, e soprattutto abbiamo visto giocare sempre gli stessi interpreti, che definire usurati è un segno di rispetto. Il mio augurio è che il cambio di mentalità sia concretamente applicato sia nelle scelte di mercato che in quelle tecnico-tattiche. Perchè la transizione non sia in realtà il passaggio dalla gloria all'oblìo.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Il reb nn riguarda la stagione in corso che ci può anche stare. Io sono d'accordo sul cambio di politica, però alle parole dovrebbero seguire i fatti e al momento i fatti ci dicono che siamo una società ed una squadra che hanno un DNA distruttivamente conservatore, pur di non far debuttare un giovane scegliamo di farci del male consapevolmente perchè Oddo centrale aveva dimostrato i suoi limiti già a Genova.

Purtroppo il nostro futuro tecnico dipenda da molte variabili economiche; se non si depennano almeno una decina di ingaggi fuori dall realtà il futuro non potrà essere roseo, tutt'altro.

Max RC

 
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