Da uomo azienda a scheggia impazzita


Riporto qui di seguito il pezzo scritto oggi da Sconcerti sul Corriere della sera, perchè esprime il mio pensiero sul caso Leonardo in modo perfetto.

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Stimo molto Leonardo, ma considero complesso accorgersi di essere diverso dal proprio datore di lavoro al tredicesimo anno di convivenza. Leonardo è sempre stato un dirigente di questa squadra, ha avuto compiti importanti che lo hanno sempre tenuto a stretto contatto con Berlusconi: perché capire tutto solo adesso? La sua crisi di nervi nasce dall’aver dovuto percorrere una strada che si è andata sempre stringendo. Tutto questo Milan è stato una bugia, ma nessuno poteva dirlo, bisognava anzi credere il contrario. Questo gli ha dato prima la forza di tornare libero, di costruire un progetto come sentiva. Poi, via via che la fiamma faceva fatica a riscaldare, è rimasto schiacciato dalle pressioni del vertice e dalla sua stessa impossibilità a gestirle. Si è sentito vittima e inutile. Un doppio danno che lo ha travolto. È semmai curioso che proprio una persona civile come Leonardo abbia finito per rappresentare in pieno tutto il pericolo di un mancato controllo, la scheggia impazzita che i vertici del Milan temono dai tempi del turco Terim. La filosofia del Milan ai milanisti rappresenta proprio questo, il bisogno che chi guida la squadra conosca le regole della società, i suoi doveri, i suoi inganni, e rinunci ad applicare le proprie. È questa necessità che taglia le scelte e terrebbe certamente fuori oggi tipi come Mourinho, Benitez e forse perfino l’ultimo Capello.

Con voce tranquilla Leonardo ha detto del proprio presidente cose di una «gravità » poche altre volte ascoltata. Non è stato il litigio del tecnico escluso contro il padrone arrogante. È stato la spiegazione del rifiuto di un modo di essere, di pensare, di comportarsi. E quel modo di essere è del primo ministro del Paese. Dal punto di vista tecnico il distacco tra Leonardo e presidente è cominciato con il 4-0 del derby ad agosto. È aumentato quando il Milan è ripartito sulla pelle di alcuni giocatori storici e quando i buoni risultati hanno aumentato la sicurezza di Leonardo. È stato però come discutere del sesso degli angeli. Questo Milan non aveva risorse sufficienti, Leonardo non ha tenuto fuori grandi giocatori. Ha semmai sempre dovuto contare i pochi rimasti sani. Non era pronto lui a un grande giro di giostra, non è pronta la società a capire che c’è solo da ricominciare. Meno investimenti (non spese) Berlusconi farà e più nervoso diventerà con i propri tecnici. Leonardo cioè, sta passando invano.


Mario Sconcerti

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