Cosa ci lascia il LeoMilan


Conquistato aritmeticamente il terzo posto, resta il grande punto interrogativo sulla nostra panchina... Filippo Galli o l'indimenticato Van Basten? Il preferito dei milanisti (dovendo scegliere tra i due, sia chiaro) è certamente MVB.

Il nome su di me esercita un fascino minimo se non nullo, o meglio, esercita lo stesso fascino dei Nordahl e degli Altafini, visto che non l'ho mai visto giocare nè dal vivo nè in tv (ero troppo piccolo e indifferente verso il calcio); al massimo qualche gol in dvd.

Lo specifico perchè la maggior parte dei suoi fan lo vorrebbe in panca per il suo alone, il carisma, l'entusiasmo che ne deriverebbe. Io non sono fra questi. I miei motivi sono due speranze:

- che metta finalmente da parte i mammasantissima dello spogliatoio, e magari fuori rosa certi altri giocatori ormai pronti per la nazionale cantanti. Uno come Marco, piuttosto che mettere Zambrotta, schiererebbe un De Vito, esattamente quello che ha fatto Van Gaal in Baviera (con discreti risultati mi pare).

- soprattutto, la speranza che la sua scelta, si presume legata fortemente al Presidente, faccia rinascere in quest'ultimo se non l'entusiasmo di un tempo, almeno la voglia di fare. Sottolineo "di fare", non soltanto di spendere. Voglia di tornare a far visita ai giocatori a milanello, di andare a San Siro, voglia di incazzarsi coi suoi dirigenti inetti e ormai superati (perchè ce ne sono, su tutti quello col ciuffo) per poi sostituirli. Sarebbe già tanto, con questi chiari di luna.


Detto questo però, e anche se l'annuncio rimandato farebbe pensare al colpo di scena, la cosa più probabile è ancora che "arrivi" Filippo Galli.

Sappiamo tutti quali sarebbero i motivi dietro la sua scelta, per cui non conviene neanche star lì a ripeterli. Tuttavia, io credo che l'esperienza Leonardo ci debba insegnare una cosa, e cioè a non giudicare un allenatore prima di vederlo sul campo, senza pregiudizi legati ai perchè della sua posizione.

In fondo Leonardo, nel giugno scorso, in particolare dopo quell'entusiasmante conferenza stampa di San Siro, appariva a tutti noi come il re degli Yes Man, lo scendiletto del Presidente mandato a reggere il moccolo della società, ma anche una persona talmente intelligente e intrisa di calcio, da poter svolgere ottimamente il suo lavoro.

Si è poi rivelato si, un grandissimo psicologo e motivatore, ma anche uno molto più bravo a filosofeggiare e a battagliare col suo presidente, che ad allenare nel vero senso della parola. Bravissimo a tirar fuori i suoi uomini dal baratro, ma una volta riconquistata la normalità sono venuti fuori tutti i suoi limiti; il tutto fra una risposta piccata a Berlusconi e l'altra.

Chiunque arrivi, entusiasmo o non entusiasmo, giudichiamolo per quello che farà, non prima.

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