La carriera di Kakhaber Kaladze nel Milan è un vorticoso sali e scendi, svolte repentine, spesso inaspettate. Gioca centrocampista centrale, poi terzino, e una sera d'autunno del 2005, quando Ancelotti per affrontare l'Inter si ritrova senza difensori, viene reinventato anche centrale (derby poi perso 3-2).
Sali e scendi nel ruolo, sali e scendi nel rendimento. Titolare ma non certo punto di forza a Manchester nel 2003, gregario di lusso nei due anni seguenti, colonna portante insieme a Nesta dopo quel derby-svolta, a formare una coppia d'acciaio per 3 stagioni che hanno portato al Milan una Champions League, una Supercoppa europea e un Mondiale per Club. Ricordo che al termine della stagione 2007-08, nella "Partita tattica" finale del campionato (post Milan-Udinese 4-1), Federico Buffa gli assegnò la sua personale palma di miglior rossonero stagionale.
Perso il compagno di mille battaglie Sandro Nesta, alle prese con una schiena bizzosa, accusati alcuni problemi fisici, dall'estate 2008 comincia il rapido declino di Kakhaber. Messo alla gogna per alcune prestazioni obiettivamente mediocri, Juve-Milan 4-2 e Inter-Milan 2-1, in cui a onor del vero viene messo in campo da Ancelotti fisicamente menomato pur di non schierare il pericolo pubblico Senderos, con l'arrivo di Thiago Silva esce progressivamente di scena. Prima alternativa ai nuovi Dioscuri, poi addirittura fuori rosa o quasi, con alcune recenti non-convocazioni che sanno di "te ne vai o no, te ne vai si o no".
Oggi, intervistato da sky sport24 all'uscita da Milanello, Kaladze ha sbagliato. Ha parlato di "cose molto sporche" che società e allenatore starebbero compiendo nei suoi confronti. Inutili le scuse di rito arrivate qualche ora dopo; hanno un sapore ipocrita, di chi vuol evitare guai peggiori, vista la dura e immediata reazione della società sul proprio sito ufficiale. Non si può nemmeno parlare di adrenalina post partita, visto che aveva appena terminato un semplice allenamento: lo ribadisco, ha sbagliato, non ci sono scuse.
MA, il gioco al massacro iniziato in queste ore nei confronti, non mi piace per niente.
Io, non posso e non voglio dimenticare che Kakhaber è lo stesso Uomo, che sabato 18 febbraio 2006, a San Siro contro il Cagliari, scese in campo con la morte nel cuore, perchè 24 ore prima aveva ricevuto la conferma ufficiale dall'FBI, che il cadavere rinvenuto in Georgia era proprio quello del fratello Levan. Il Milan, ovviamente, diede subito al giocatore la possibilità di lasciare il ritiro e raggiungere i suoi, ma Kakhaber decise di restare comunque a Milanello. La sera dopo, al gol di Gilardino (su rigore) che diede la vittoria contro i sardi, tutti i compagni andarono ad abbracciare un Kaladze visibilmente commosso. Il momento era delicato, con la rincorsa alla Juve Capelliana in campionato e gli ottavi di Champions contro un grande Bayern (poi da noi ridimensionato) in arrivo: Kala decise di partecipare anche alla successiva trasferta di Monaco (1-1), e solo successivamente si recò finalmente nella sua Tbilisi. E due mesi dopo, il destino lo premiò, eleggendolo addirittura uomo-derby (1-0).
Galliani in quei giorni spese parole importanti: "Kakha è un ragazzo stupendo, di grande bontà d' animo. Ha voluto restare con la squadra, dimostrando una serietà e una serenità notevole. Abbiamo organizzato un volo privato che partirà martedì notte da Monaco e gli consentirà di partecipare ai funerali del fratello". Nota a margine: per la gazzetta, col Cagliari, fu il migliore in campo, con una prestazione definita da G. B. Olivero come "eccezionale".
Troppo facile oggi sparare sul pianista. Di sicuro Kaladze non è mai stato un fuoriclasse, forse nemmeno un campione: troppo incostante il suo rendimento, troppe le distrazioni. Riottoso e spesso urticante nella sua testardaggine, vista la sua mancanza di disponibilità a ritornare sulla fascia sinistra, possibilità paventata ad inizio stagione.
Ma se parliamo del Kakhaber Uomo, fermo restando, e lo ripeto, che ieri ha sbagliato modi e tempi della sua uscita pubblica, è profondamente ingiusto bollarlo in 2 secondi come "uomo di m...", dimenticando che si tratta della stessa persona che mostrò, nel momento più difficile, tanta dignità e attaccamento alla nostra maglia. La stessa che, nel luglio scorso, ha chiamato il suo primogenito "Levan". Lui non voleva dimenticare: noi, nella fretta di fucilarlo, dovremmo fermarci a riflettere un attimo e fare lo stesso.
Chi è Kakhaber Kaladze: per non dimenticare
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2 commenti:
Sottoscrivo dalla prima all'ultima parola.
In troppi portano una virtuale toga sulle spalle, e c'è un abuso della pratica del giudicare.
Bell'articolo Drago, hai fatto bene a ricordare cosa è stato Kaladze per il Milan. La memoria corta è diventata caratteristica di molti tifosi (e addetti ai lavori) e spesso ci si dimentica da dove si arriva...
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