"Caro Rino..."

ben arrivato, ti stavo aspettando.
Finalmente venne il giorno del “virgolettato”.
Parole nette, decise, che mettono in evidenza un disagio.
Parole che non fanno altro che dimostrare che i calciatori sono tutti uguali, indistintamente.
So che chi legge pensa che sia la delusione del momento a farmi ragionare in questo modo, ma non è così.
Basta andare nell’archivio di questo Blog (mese di Giugno 2009, titolo “Lacrime per i giocatori? No, solo per la maglia”) per scoprire che le tue esternazioni odierne non mi sorprendono per niente.
Durante la tormentata estate rossonera pensai, ascoltando i miei “colleghi tifosi”, che il nuovo corso imposto dalla nostra società, basato sul rigore e sulle esigenze del bilancio, sarebbe servito a noi tifosi “per contarci”.
Cioè, nel momento del bisogno e della transizione, saremmo riusciti a fare la conta tra chi sta col Milan al 100% (sempre e comunque) e chi invece lega la sua fede solo ai risultati ed al fatto che la società spenda milioni di euro per restare ai vertici.
Invece sto scoprendo un’altra cosa: che la teoria del “tifoso evoluto” di Galliani aveva un significato diverso da quello che in molti di noi gli avevano attribuito.
La vera evoluzione del tifoso sarà quella di arrivare a capire che il Milan è l’unica entità che esiste e che va amata, indipendentemente da chi indossa la sua maglia.
La vera maturità la raggiungeremo, tutti insieme, nel momento in cui capiremo che i giocatori sono tutti uguali, che non esistono giocatori affezionati alla società per cui giocano, che a loro non frega niente di noi tifosi, e che è inutile legarsi a loro.
E’ inutile lasciarsi andare a manifestazioni di affetto “che debbano convincere Tizio a rimanere con noi”, è inutile urlare alla società “che Caio non si deve vendere perché è uno di noi”.
E’ tutto inutile.
Il calciatore metterà sempre le proprie “esigenze personali ed individuali” davanti a tutto, penserà che “nell’anno dei Mondiali devo assolutamente giocare se no il CT non mi convoca ( e poi chi se ne frega della squadra di Club, tanto una vale l’altra, basta che mi faccia giocare sempre)”, userà sempre le quattro banalissime frasi che ha imparato nel corso della sua carriera (tipo “è importante il Gruppo”) e di cui non conosce neanche il significato.
Nessuno di loro riesce mai a fare un minimo di autocritica, nessuno di loro accetta che se non gioca è perché c’è un compagno che è più bravo o che sta meglio (mancando, tra l’altro, di rispetto nei confronti dei suoi colleghi), nessuno di loro si rende conto che ci sono esigenze di squadra che spingono un tecnico a fare determinate scelte.
Tutti bravi quando giocate sempre, tutti fighi a correre, dopo un gol, verso il compagno che sta in panchina (ecco, magari proprio perché sta in panchina e non in campo al vostro posto), tutti bravi a parlare ai tifosi ed a dare consigli alla società.
Caro Rino, le tue parole da “guerriero” sono sempre state importanti proprio perché la tua storia in questo club ti aveva dato un ruolo importante, e proprio per questo ce le ricordiamo tutte!
Tu sei quello che “avevi pensato di andare via dal Milan perché avevi paura di non poter più dare il massimo per questo club” e che poi nella sala dei trofei dichiarasti “che avresti chiuso la tua carriera al Milan”, tu sei quello che quest’estate dicevi ai tifosi “stateci vicini, perché il carattere di questo gruppo ci porterà a colmare le partenze importanti come quelle di Maldini, Kakà ed Ancelotti”, tu sei quello che hai sposato in pieno la nuova politica di questa società e per questo eri “disposto a ridurti l’ingaggio prolungandolo di un anno per il bene di tutti”.
Insomma tu eri RINO GATTUSO!
Pensa che ingenuo, per un impercettibile secondo avevo pensato:
“aspetta un momento, forse Gattuso è l’unico diverso dagli altri che potrebbe mettere il cuore davanti a tutto”.
Niente, anche tu sei come tutti gli altri, anche tu sei bello, buono e bravo solo quando giochi sempre e quando l’allenatore ti mette in campo anche quando non dovrebbe.
Anche tu sei di quelli che parla del bene della squadra e poi alla prima sostituzione fa la faccia di quello che vorrebbe mandare a quel paese l’allenatore.
Sei fuori da un mese per infortunio ed adesso “devi parlare con la società perché non sei contento della situazione dal momento che non hai spazio” (tra l’altro prima dell’infortunio non mi sembrava che Leo si fosse dimenticato d te) e “che tu sei Rino Gattuso e vuoi giocare” (…se no te ne vai ed addio tutte le belle parole dette).
Comunque sia, niente di nuovo e sorprendente.
Anzi, siamo qui che già aspettiamo il prossimo scontento, quello che penserà solo agli affari suoi e non al bene della squadra e che se ne fotterà bellamente di tutte le belle parole dette in passato e dei pugni battuti sul cuore e sullo stemma della società.
Avanti il prossimo, perché voi volete bene alla società, ai tifosi ed alla Maglia solo “se giocate sempre e comunque”, perchè, come diceva un famoso ed esilarante comico di Colorado Caffè :
è facile fare i finocchi, ma col culo degli altri però”!!!

Gianpiero Sabato

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