Segnali incoraggianti

Mi preme subito chiarire un punto: personalmente non ritengo che questo Milan, così com'è, possa competere per lo scudetto o per ancor più prestigiosi traguardi europei.
Mancano sempre dei tasselli fondamentali per garantire qualità, quantità e costanza.
Gli stessi che mancavano quest'estate e che dubito possano essere incastrati nel mercato di gennaio.
Tuttavia qualcosa di buono, adesso e nonostante tutto, la s'inizia a intravedere.
Tanto per cominciare, dal secondo tempo della partita di San Siro contro la Roma in poi, Leo ha definitivamente adottato il modulo tattico a cui aveva pensato sin dal primo giorno di raduno a Milanello, e che prevedeva Seedorf davanti a Pirlo e un incontrista, e alle spalle di un tridente composto da Pato, Ronaldinho e una prima punta, possibilmente Borriello.
Una scelta coraggiosa, che da lì in poi è stata riproposta sistematicamente in casa e in trasferta dal primo minuto, quando si è scoperto che, invece, altri e più celebrati allenatori la tirano fuori solo quando sono praticamente alla canna del gas e devono recuperare da 0-1 (ogni riferimento a semi-dei misticamente scesi in terra è fortemente voluto).
Una svolta decisa e sembrerebbe definitiva, che sgombera il campo da equivoci e dubbi, e che indica chiaramente alla squadra la strada da seguire.
Uno schieramento spregiudicato che porta a difendersi unicamente con sei, massimo sette uomini, ma che in fase di ripartenza garantisce un tridente già nella trequarti avversaria.
Non sarà un miracolo di equilibrio tattico, non ci saranno i movimenti ad elastico che hanno esaltato le gesta di altri Milan, ma almeno il divertimento non manca, se è vero com'è vero che da dopo la sosta in poi la squadra viaggia ad una media di due gol segnati a partita.
Certo, su questo assetto è lecito porsi molte domande, dalla sparizione di Flamini, alle riserve sulla tenuta di Pirlo e Seedorf.
Ma almeno adesso la squadra ha una sua identità.
Un modulo proposto e da proporre in casa e in trasferta, dicevo prima: e che trasferte. Perchè a mio avviso cercare di spiegare la vittoria di Madrid solo con la circostanza che il Real sia ancora un cantiere aperto, e quindi assai vulnerabile, non rende giustizia a quella che è stata comunque un impresa storica.
E il ritorno di San Siro, paradossalmente, non ha fatto che confermare quanto di buono visto al Bernabeu.
Perchè se è vero che nel primo tempo, per buoni trenta minuti, abbiamo fatto una fatica immane ad uscire dalla nostra metà campo, è altrettanto vero che dal gol annullato a Pato in poi, il Real è gradualmente uscito dalla partita, quasi sembrasse intimorito dalla capacità che aveva avuto il Milan di ribaltare ancora una volta il risultato, e segnalando la sua presenza solo con i lampi estemporanei che i suoi tanti fuoriclasse devono garantire come minimo sindacale.
E si badi bene, rispetto a Madrid, Kakà questa volta a Milano ha giocato, eccome se ha giocato.
Ma il secondo tempo di martedì sera (ancora un secondo tempo, segno evidente di come la condizione fisica stia crescendo), ha dato un segnale ancor più forte rispetto alle incoraggianti prestazioni dei giorni precedenti.
Ha fatto capire che anche con questo modulo tattico il Milan può gestire una partita, fosse anche contro i Galacticos, privi di Cristiano Ronaldo, và detto per onestà, ma comunque da temere e rispettare.
Tanto per fare un paragone, Ancelotti nella stessa necessità di martedì avrebbe optato per due mediani, Kakà seconda punta e Seedorf trequartista.
Una rivoluzione copernicana è praticamente avvenuta dalla parti di Milanello.
E se ripensiamo alle partite contro Bari, Livorno e Udinese, che risalgono a poco più di un mesetto fa, i progressi della squadra appaiono ancor più evidenti.
Ribadisco ancora, non si è fatto nulla e purtroppo abbiamo vinto solo qualche battaglia.
Per la guerra, ancora, c'è tanto da fare e da sudare, e non è per niente sicuro che la si vinca.
Ma almeno la sensazione di non essere completamente disarmato e inerme di fronte al nemico, personalmente, non ce l'ho più.

Guglielmo Mastroianni

2 commenti:

Max RC ha detto...

Adesso il Milan ha una sua identità. Questo è un punto di partenza importante. Il nostro problema, in campionato, è e rimane la continuità di rendimento di certi giocatori del centrocampo, vero e proprio tallone d'Achille da qualche anno a questa parte.

carmen ha detto...

Concordo con la disamina fatta mi auguro si possa proseguire x questa strada Carmen

 
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