un simbolo, una storia..
Caro Mauro,
quando hai la ventura di innamorarti di un club, devi avere il coraggio di accettare inevitabilmente di prendere tutto ciò che questo comporta.
Gioire per le vittorie, che nel caso di noi milanisti, grazie a Dio, non sono state poche, e rattristarti quando invece qualcosa va storto.
La cessione di Kakà è un qualcosa andato storto, un chicco d'uva rimasto di traverso, che faremo fatica a rimuovere per un bel pezzo.
Bisogna però, proprio come nella vita di tutti i giorni, ricordarsi che nei momenti più difficili si deve rimanere razionali per uscirne, e fare nostro l'adagio caro a Pellegatti "l'emozione ostacola il ragionamento".
Nel caso della cessione di Kakà, è necessario anche fare un minimo di coerente analisi del momento:
se anche Moratti va a Barcellona per vendere Ibra, dobbiamo accettare che lo si faccia anche noi; se il tempo degli ingenti esborsi economici è finito, dobbiamo farcene tutti una ragione.
Certo, possiamo anche rimanere qui ad aspettare gli sceicchi, ma all'orizzonte, con le valigie gonfie d'oro, non se ne vedono.
Oppure, avremmo potuto, magari, fare cassa in maniera diversa, ad esempio rinunciando, anzichè a Kakà, dalla cui cessione se ho ben capito risparmieremo e introiteremo quasi 150 milioni, dicevo, avremmo potuto rinunciare ad uno stock di campioni assortiti:
Pirlo, Seedorf, Borriello, Flamini, Abbiati, magari Pato, quelli che hanno mercato, insomma.
Ma siamo poi sicuri che Ricky sarebbe rimasto lo stesso?
O avrebbe inteso quest'esodo come un ridimensionamento delle ambizioni societarie e avrebbe quindi premuto per cambiare aria?
Chissà, forse vendendo Ricky si possono tenere altri giocatori, e magari ti avanza anche qualcosa da investire sul mercato, non lo so, ma mi sembra la soluzione allo stesso tempo più dolorosa e più logica.
Non ho le necessarie conoscenze per sapere come stiano realmente le cose, di chi siano le responsabilità, chiamiamole colpe o come vogliamo.
E, se vogliamo dirla tutta, non ci tengo poi tanto a sapere chi, fra questa dirigenza e il giocatore, mi potrebbe avere più deluso, perchè devo molto ad entrambi.
So per certo, però, che non è di Berlusconi, Galliani, Kakà, Ancelotti, Pato o Leonardo che mi sono, tanti anni fa, innamorato, ma di una maglia, di due colori, di una squadra, di un simbolo, di una storia.
Il resto ha sempre fatto arredamento, contorno:
è il Milan il cuore di tutto.
E quello, anche in questo caso grazie a Dio, non ci sono e non ci saranno mai Perez o Abramovich in grado di portarcelo via.
Consentimi, infine, di ringraziare te, Anna e il buon Ruiu per la serata di sabato:
certi momenti di calore, proprio nel pieno di questo grande freddo, confortano parecchio!
Un abbraccio
Guglielmo
Lamezia T.
Lamezia T.
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