ONORE AI CADUTI
DELLE FORZE DELL'ORDINE
DELLE FORZE DELL'ORDINE
Più che un poliziotto,
un missionario della sicurezza
e un trasmettitore di bontà.
Così amici e colleghi descrivono Filippo Raciti.
Trentotto anni, sposato con Marisa,
padre di Fabiana ( 15 anni) e Alessio (9),
aveva cominciato la carriera nelle forze dell’ordine
durante la leva, come ausiliario.
Poi era entrato stabilmente in polizia
ed era stato presto utilizzato per incarichi a rischio,
tipo il servizio allo stadio,
ai concerti, alle manifestazioni politiche.
Negli anni
si era specializzato in questo genere di lavoro,
tanto che i suoi superiori
lo avevano mandato in giro per l’Italia
a insegnare la materia ai colleghi più inesperti.
Era insomma un uomo coraggioso e altruista,
ma anche molto preparato.
Non avrebbe mai compiuto un’azione
se non fosse stata assolutamente necessaria
e non portava con se la pistola perché - diceva -
comunque non l’avrebbe mai usata.
Di recente,
il comando di Catania lo aveva trasferito in un ufficio.
Ma non era questo il suo mondo.
E così, dopo pochi mesi,
Filippo ha chiesto e ottenuto
di tornare a lavorare « sul campo ».
Era stato nominato ispettore capo della squadra mobile
lo scorso 23 dicembre.
Nella vita privata non amava il calcio.
Preferiva dedicarsi al sociale insieme alla moglie,
che da due anni seguiva un corso da infermiera,
era volontario della Croce Rossa
e donatore di sangue e organi.
Non molto tempo fa, per meriti di servizio,
aveva ricevuto dal presidente
Carlo Azeglio Ciampi
il prestigioso Cavalierato della Repubblica,
lui che era già Cavaliere dei Savoia.
Degno coronamento di una carriera
spesa sempre al servizio della gente
un missionario della sicurezza
e un trasmettitore di bontà.
Così amici e colleghi descrivono Filippo Raciti.
Trentotto anni, sposato con Marisa,
padre di Fabiana ( 15 anni) e Alessio (9),
aveva cominciato la carriera nelle forze dell’ordine
durante la leva, come ausiliario.
Poi era entrato stabilmente in polizia
ed era stato presto utilizzato per incarichi a rischio,
tipo il servizio allo stadio,
ai concerti, alle manifestazioni politiche.
Negli anni
si era specializzato in questo genere di lavoro,
tanto che i suoi superiori
lo avevano mandato in giro per l’Italia
a insegnare la materia ai colleghi più inesperti.
Era insomma un uomo coraggioso e altruista,
ma anche molto preparato.
Non avrebbe mai compiuto un’azione
se non fosse stata assolutamente necessaria
e non portava con se la pistola perché - diceva -
comunque non l’avrebbe mai usata.
Di recente,
il comando di Catania lo aveva trasferito in un ufficio.
Ma non era questo il suo mondo.
E così, dopo pochi mesi,
Filippo ha chiesto e ottenuto
di tornare a lavorare « sul campo ».
Era stato nominato ispettore capo della squadra mobile
lo scorso 23 dicembre.
Nella vita privata non amava il calcio.
Preferiva dedicarsi al sociale insieme alla moglie,
che da due anni seguiva un corso da infermiera,
era volontario della Croce Rossa
e donatore di sangue e organi.
Non molto tempo fa, per meriti di servizio,
aveva ricevuto dal presidente
Carlo Azeglio Ciampi
il prestigioso Cavalierato della Repubblica,
lui che era già Cavaliere dei Savoia.
Degno coronamento di una carriera
spesa sempre al servizio della gente
Ciao Filippo
1 commenti:
Bella la dedica a FILIPPO RACITI grazie con tutto il CUORE con la SPERANZA di non dover più SCRIVERNE,mi associo alla COMMOZIONE di ki ha saputo ESPRIMERE con SENTIMENTO D'AFFETTO a un PADRE MARITO FIGLIO caduto x mano di VIGLIACCHI nell'ADEMPIMENTO del proprio lavoro,che la TUA ASSURDA DIPARTITA sia di MONITO a tutti quelli che dirgli BESTIE sarebbe offendere gli ANIMALI,da lassu veglia sui TUOI CARI,noi quaggiù proveremo a CAMBIARE perchè MOSTRUOSITA SIMILI NON AVVENGANO MAI PIU TheoCarmen
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