la calda estate...

DEGLI ABBONAMENTI

GALLIANI "I tifosi sono tanti, alcuni contestano, altri no. Certo, io capisco che la cessione di Kakà ha influito nella psiche di ciascuno di noi, anche nella mia, soprattutto per gli aspetti morali del giocatore che nessun altro potrà sostituire; la sua partenza ha lasciato un senso di vedovanza ma la vita deve andare avanti: il Milan è sopravvissuto a Nordhal, a Rivera a Van Basten a Baresi. Sopravviverà anche a Maldini e a Kakà"
Tutto vero, tutto giusto ma...
allora perchè quelli (il 90%) che contestano lo fanno in modo così veemente?
Perchè, basta parlare con uno di quel 90% e la prima cosa che ti dice è "non rinnovo l'abbonamento stadio" oppure (se non è di Milano) "disdico Milan Channel" ?
Proviamo, per un momento, a far finta di essere tifosi di un'altra squadra... una qualsiasi... una più o meno "titolata al mondo"
Guardando la cosa dall'esterno verrebbe da chiedersi... "Perchè?"
Perchè questi che hanno vinto come forse mai noi riusciremo a fare, che si son visti portare in squadra i migliori calciatori al mondo, che solo 19 mesi fa erano campioni del mondo, che in 23 anni hanno vinto 26 "tituli"...
"come possono contestare una Società che ha regalato loro così tanto ?"
La risposta ?
Nulla di più semplice... PARLARE
Parlare e spiegare ai propri tifosi il cambiamento di rotta PRIMA di invertire la marcia
L'errore grave da parte della nostra Società è stato quello di :
- far proprio l'orgoglio della "scelta" invernale di Kakà e poi non potergli impedire di guadagnare di più
- di dichiarare, con giusto orgoglio, che "non esiste al mondo uno che possa presentarsi al sottoscritto dicendo mi prendo Kakà" e poi cederlo per problemi di bilancio
- di (finalmente) parlare direttamente ai propri tifosi (attraverso Milan Channel) ma di "lasciarsi andare" ad uno spot elettorale
- di ribadire, ad ogni respiro, che siamo il club più titolato al mondo e poi guardare nel borsellino per vedere se ci sono gli spiccioli per far mercato
- di sbattere in prima pagina tutto l'orgoglio rossonero (Gazzetta) e poi, di fatto, indebolirsi rispetto a chi (da tre anni) arriva costantemente e di gran lunga davanti a noi
- di prendere a pretesto il primo dato abbonamenti e rigirarlo a favore per dimostrare quanto "i tifosi sono dalla parte della Società"
Credo che se, subito dopo lo "scampato pericolo" di gennaio su Kakà, la Società avesse parlato chiaramente di ciò che ci saremmo dovuti aspettare, visto il momento economico, senza fomentare false illusioni, oggi non saremmo davanti a tutto questo
Se l' ac Milan, con tutto il credito di vittorie e trionfi, avesse spiegato ai propri tifosi l'estate che ci aspettava... tutto questo oggi non ci sarebbe stato
Anzi, sono sicuro, che il tifoso Milanista (come da DNA) si sarebbe stretto alla Maglia ed avrebbe accettato questo momentaneo black out negli acquisti.
Avrebbe letto i nomi accostati al Milan (tutti giovani di belle speranze) con lo spirito di una nuova scommessa e... viste le scommesse fatte con questa Società in questi 23 anni...
L'errore, è fuori di dubbio, è stato fatto !
Ora però, fossilizzarsi sull'errore, rinfacciare quell'errore, usarlo come arma, chiedere (addirittura) la venuta di altri proprietari... a chi giova ?
Senz'altro alle avversarie e, altrettanto senz'altro, NON a chi scenderà in campo con la NOSTRA maglia
La Società ha sbagliato ma non sbagliavamo anche noi (tifosi) quando non volevamo Inzaghi ?... o Pirlo ?
Non si può iniziare una stagione rinfacciandoci (TRA MILANISTI) gli errori... dobbiamo farne tesoro... ma guardare avanti
"il Milan è sopravvissuto a Nordhal, a Rivera a Van Basten a Baresi. Sopravviverà anche a Maldini e a Kakà" per dirla alla Galliani
Aggiungiamoci anche "e sopravviverà anche agli ultimi errori della Società" e...
ANDIAMO AVANTI
RICOMPATTIAMOCI
il Milan è di Silvio Berlusconi come dell'ultimo tifoso di questo pianeta e tutti e due torneranno ad occupare il posto che la storia ha, da sempre, riservato a questa Maglia




La questione abbonamenti allo stadio fa discutere da qualche tempo tra i tifosi rossoneri.
Il Milan vende Kakà?
Allora zero abbonamenti!
Il Milan bada al bilancio e non ha soldi da spendere a causa della crisi economica mondiale?
Allora la crisi esiste anche per il tifoso medio che per il proprio bilancio familiare-personale deve rinunciare a sottoscrivere la tessera!
La società ed i suoi dirigenti non sono abbastanza chiari nell’esplicitare i veri obiettivi e si ostinano a parlare di competitività?
Beh, allora fino a quando non si recupera chiarezza ed obiettività nel rendere noti i programmi niente tessera stadio.
Se da una parte è vero che la società sta dando una sensazione di impreparazione nel mettere in pratica un programma di “nuova politica” basata sulla virtuosità del bilancio (questi cambi di strategia vanno pianificati e messi in pratica con qualche mese di anticipo), dall’altro lato noto, senza nessuna sorpresa per la verità, che molti tifosi del Milan, dal canto loro, sono impreparati alla svolta epocale:
per lunghi tratti degli ultimi tre anni si è spesso invocata la rivoluzione in rosa, la clonazione del modello Arsenal, lo svecchiamento, il puntare sui giovani e sul vivaio e poi quando questa situazione, in qualche modo, prende corpo allora comincia a serpeggiare il panico ed il malcontento:
non compriamo nessuno, siamo dei pezzenti che vanno ad elemosinare in giro gli scarti degli altri, Berlusconi se ne vada etc. etc...
Insomma, per farla breve, se spesso, soprattutto nel campo della comunicazione, questa dirigenza dimostra mancanza di coerenza, altrettanto spesso (e puntualmente direi io) la coerenza non trova asilo neanche nella testa e nel modo di pensare del tifoso.
In questo stato generale di “smarrimento” molti tifosi non trovano di meglio che manifestare il proprio dissenso “minacciando” di non sottoscrivere l’abbonamento allo stadio.
La frase più ricorrente tra questi tifosi è la seguente: “se la società non smette di prenderci in giro e non fa chiarezza si ritroverà con l’aver venduto per il campionato pochissime tessere”.
Faccio una premessa doverosa:
ogni tifoso è libero di fare quello che ritiene opportuno e non è corretto né fare i conti in tasca a nessuno e né dare giudizi su chi la pensa in questo modo.
Il parere di chi scrive è che ci sono delle cose che vanno al di là dei risultati, delle strategie di mercato, di chi va e di chi resta.
La fede, l’attaccamento e la passione per una squadra e per una maglia devono prescindere da quello che “forse” succederà nel campionato successivo.
Il tifo per la squadra del cuore comporta una certezza sola:
la domenica gioca il Milan, e l’unica cosa di cui sono sicuro è che io sarò al suo fianco, indipendentemente da chi indosserà quella maglia ed indipendentemente da come andrà a finire la partita!
La mia “passione” non va ad intermittenza (cioè non aumenta o diminuisce a seconda del mercato o dalle politiche societarie), al limite può capitare di dover passare attraverso un percorso di maggiore o minore “sofferenza” a seconda dei risultati, ma questo non deve influire sulla mia “fedeltà” alla causa.

Durante una telecronaca di una partita della Premier League, Massimo Marianella raccontava un aneddoto interessanante.
La maggior parte dei posti dell’Old Trafford è occupata da abbonati dei Reds che si tramandano quella tessera da generazioni: il posto occupato oggi da un giovane tifoso è lo stesso che in passato era occupato da suo padre, che a sua volta lo aveva ereditato dal nonno.
Sembra, aggiunge Marianella, che la lista di attesa per poter sottoscrivere un abbonamento al Manchester United sia lunghissima, ed i tempi in attesa che “si liberino” dei posti nel Teatro dei Sogni non siano brevissimi.
Praticamente, essere tifoso del ManU è una tradizione, e l’abbonamento allo stadio è una specie di status symbol a cui non si può rinunciare, a prescindere dai risultati sportivi.
Avere la sensazione di essere il proprietario di un seggiolino all’Old Trafford, che è appartenuto, in molti casi, al padre ed al nonno, è troppo importante per pensare di “disfarsi di quell’orgoglio” perché Sir Alex Ferguson ha deciso di cedere contemporaneamente Cristiano Ronaldo e Tevez sostituendoli con Valencia ed Owen!
Questo non significa che il tifoso accetti supinamente tutto quello che la società gli propina e gli “vende”, così come è perfettamente normale che un tifoso inglese sia scontento quando i risultati non arrivano.
Ma c’è qualcosa che va al di là del semplice risultato e delle “cazzate” che ogni tanto dirigenti fanno e dicono: la fede e la passione per la mia squadra del cuore.
Le annate no, i giocatori ed i dirigenti passano, la mia squadra resta.
Lo so bene che fare dei paragoni con una “cultura calcistica” (quella anglosassone) lontana anni luce dalla nostra è un esercizio poco produttivo (e lo dico con cognizione di causa, visto che ho vissuto al fianco dei tifosi del Liverpool la finale di Atene del 2007), tuttavia, prendere a modello quell’esempio, serve a far capire che quelli che hanno deciso di rinnovare la tessera di abbonamento al Milan (pochi o molti che siano) non sono dei talebani che hanno piacere a farsi prendere in giro da qualcuno:
sono semplicemente delle persone che hanno come obiettivo principale quello di “esserci sempre”, in modo da potersi poi esaltare per le gioie ricevute ed imprecare per le sofferenze patite.
Per parlare di mercato, di tattica, di campioni, di bidoni, di allenatori, di dirigenti, di cazzate, di svarioni, di capacità o incapacità di leggere le partite e quant’altro c’è tempo:
PRIMA E DOPO LE PARTITE,
PRIMA E DOPO ESSERE STATO ALLO STADIO!
E’ inutile dirvi che il sottoscritto ha già rinnovato in prelazione il suo abbonamento, perché il posto nr. 5 della fila 5 del settore nr. 332 è il mio da quasi 10 anni!
Buon tormentone a tutti





Che la cessione di Kakà avrebbe causato un contraccolpo psicologico nel tifoso rossonero, come un rifiuto dell'accaduto, era cosa pressochè cognita e ampiamente preventivata.
Il tifo è fatto di passione, emozione, gioia, ansia, sfogo.
E se viene meno, in tale quadro, la componente che al momento rende più vivido e percepibile l'insieme di tutte queste cose, e cioè il giocatore più forte e rappresentativo, che ci sia una sorta di disaffezione e un quasi moto di distacco, rimane un fatto più che comprensibile.
Ovviamente da tale moto emozionale non è stato risparmiato nemmeno l'abbonato a Milan Channel, canale tematico satellitare della società Milan.
Al momento non è dato sapere quanti tifosi abbiano disdetto dalla piattaforma Sky il pacchetto opzionale con i colori rossoneri: tale risultato lo si saprà non prima di un paio di mesi.
Ma è lecito attendersi un calo negli abbonamenti, che nel mese di giugno era assestati attorno ai 45 mila, con il sorpasso, per la prima volta, in questa speciale classifica del canale tematico di quelli là.
Ripeto, è più che comprensibile.
Tuttavia, è opportuna una riflessione in merito.
Milan Channel nasce nel 1999, a dicembre, in concomitanza col primo secolo di vita del club di via Turati.
Esperimento nuovo, pionieristico in Italia, dove ancora non esistevano canali tematici dedicati alle squadre di calcio (al contrario che in altri paesi d'Europa).
Le previsioni degli addetti ai lavori, all'epoca, erano più che pessimistiche:
al canale venivano pronosticati pochi anni di vita. Eppure, sia pur in un momento in cui la squadra tutto faceva fuorchè regalare soddisfazioni ai tifosi (se si eccettua un certo set a tennis con i cugini interisti...) gli abbonamenti fioccano e raggiungono numeri interessanti.
Ovviamente, il gran colpo lo dà la gestione Ancelotti, in particolar modo il triennio 2002/2004, quando il canale tocca la soglia storica di 50 mila abbonati, fino ai quasi 55 mila di 2 anni dopo.
Poi il calo, inesorabile, fino ai giorni nostri, alla cessione di Kakà.
Ora, quel che penso io è molto semplice:
il mantenimento di un canale che ha un costo mensile è quanto di più soggettivo possa esserci.
Rimanere o meno abbonati a Milan Channel è legittima e libera scelta di ogni tifoso.
Tuttavia, personalmente, non riesco ad associare quella che è la storia della società con l'andamento del canale tematico.
Mi spiego:
se disdici l'abbonamento a Milan Channel perchè reputi che i suoi contenuti non meritino i soldi che ci spendi, se non hai stima di chi ci lavora, se non ritieni adatto a te quello che viene proposto quotidianamente, allora disdire è quanto di più saggio tu possa fare.
A nessuno è richiesto di comprare per forza qualcosa che non piace.
Ma se si disdice l'abbonamento perchè si è in disaccordo con la politica societaria, per quanto comprensibile possa essere la decisione, è comunque un male che si fa solo a sè stessi, perchè si rinuncia ad un qualcosa che piace per andare a toccare la dirigenza che, economicamente, non trae alcun vantaggio da questi abbonamenti (cosa che accade, invece, con le tessere-stadio).
E' un po' come chi, alle Europee, non ha votato per il PDL per punire Berlusconi per la cessione di Kakà: le due cose non possono essere mischiate, non ha senso!
Altro aspetto: la linea editoriale del canale.
Ora, per quanto, come già sostenuto poco fa, economicamente il Milan e Milan Channel non abbiano legami, è tuttavia innegabile che il canale rappresenti ufficialmente la voce della società: vogliamo paragonarlo ad un quotidiano di partito?
Mi sembra l'esempio più calzante.
E come tutti i quotidiani di partito, non può non tener conto di quelle che sono le linee guida, editoriali, che la società detta: ma ciò non è colpa di nessuno in particolare, ma in generale della consuetudine giornalistica in voga in Italia.
Avete mai letto sulla prima pagina dell'Unità un titolo del tipo:
"Franceschini non ci sta capendo nulla?",
oppure, sul Giornale, per essere bipartisan,
"Berlusconi continua con le leggi ad personam"?
Allo stesso modo non sentirete mai a Milan Channel dire: "la cessione di Kakà è lo scempio tecnico più grave compiuto dal Milan in cento e passa anni di storia!"
Mai!
Poi, ribadisco il concetto: l'abbonamento, e i soldi che questo comporta, è quanto di più libero possa esserci.
Ma mi sento molto più vicino e quasi d'accordo col pensiero di chi disdice il tutto perchè non gli piace il canale in parte o nel suo insieme, piuttosto che di chi, quasi a voler fare un dispetto, immagina di colpire nel petto la società per la cessione di Riccardino nostro.
Sì, nostro, perchè sempre nostro rimarrà.
E scusate se questa cosa non smette di emozionarmi




C’è un rapporto di fiducia da ricostruire e da improntare su basi nuove tra la dirigenza rossonera e la sua tifoseria.
Adriano Galliani lo sa bene anche se non lo ammette, così come sa bene che la cessione di Kakà altro non è stato se non il rimedio dei mali di una gestione societaria che nell’ultimo periodo ha riservato molte più ombre che luci.

Un dato balza chiaro agli occhi di un attento osservatore:
la crescita degli emolumenti ai giocatori dal 2003 in poi è stata ogni anno maggiore e in certi casi sconsiderata.

Se il monte ingaggi sfiorava i 90 milioni netti a stagione, ossia quasi 180 milioni lordi, evidentemente qualcosa si è sbagliato nella politica gestionale ed è quello stesso qualcosa che ad oggi impedisce una rifondazione che, inevitabilmente, dovrà essere graduale, dato che nessun giocatore pare accettare trasferimenti che imporrebbero di rinunciare a una parte importante di stipendio.

Questi purtroppo sono fatti e sono difficilmente contestabili.

Il Milan ha chiuso un’epoca in maniera talmente brusca da lasciare tutti scombussolati.
Non è facile accettare un cambio così repentino di filosofia, il tifoso medio si è sentito quasi tradito al momento della cessione di Kakà e adesso va chiedendo chiarezza, programmi precisi e spiattellati in diretta tv.

Personalmente sono rimasto molto perplesso dalla gestione della vicenda Kakà ma credo che, ad oggi, il problema sia quello di ritrovare un atteggiamento umile che negli ultimi anni non c’è stato.

Sono sbagliate le prove di forza coi tifosi.

Il buon Adriano non è in una situazione facile, sta tra l’incudine e il martello, ma quella frase pronunciata al raduno con tono quasi di sfida, “l’80% dei tifosi sta con la società”, è un errore doppio, sia sul piano strategico che sul piano umano.

Di tutto si ha bisogno adesso tranne che di divisioni tra tifosi che fanno bene e tifosi che fanno meno bene.
Non è mostrando i muscoli che si ricostruisce un rapporto, bensì con un’esposizione lucida e dettagliata della situazione complessiva, scevra di rivendicazioni o pugni sul tavolo, ma pacata e franca.

E’ necessario un “venirsi incontro”.
La società ha bisogno dei suoi tifosi, del loro calore e della loro passione ma, allo stesso modo, i tifosi devono dare una mano alla società.

Umiltà da una parte, apertura di credito dall’altra.

Se si punta sui giovani un clima da battaglia e da nervi tesi non serve a nessuno e non è produttivo, se non a fornire assist ai nostri diretti avversari.

Sul canale tematico ultimamente le edizioni della posta sono il campionario più fedele di quelli che sono gli umori e le sensazioni del pubblico rossonero.
Alcune mail di pancia, altre analitiche, molte umorali mosse da una passione mai doma, forse un po’ ferita ma sempre accesa.

Il compito del canale e del Direttore in questo periodo di passaggio non è semplice, perché deve fare da tramite tra due interlocutori molto fermi nelle loro posizioni e un po’ permalosi nei loro caratteri e nella loro verve polemica.

Mi sembra che lo stia assolvendo con buona lena e molta professionalità.

E’ molto azzeccata e gradita in proposito la presenza come ospite di Federico Buffa che pone quesiti non banali, circostanziati, pieni di contenuti e di idee originali.

Due settimane fa proprio Buffa faceva notare quella che è l’emergenza più grande in vista della prossima stagione, ossia gli uomini contati a centrocampo.

Un reparto chiave che rischia di essere il nostro tallone d’Achille se non si prende atto di questa situazione.
Non necessitano acquisti galacticos, bastano giocatori di sostanza e di peso perché siamo leggerini e contati e a centrocampo si decidono le partite.
Nel bene e nel male.
Comunicare.
E’ il verbo che deve ristabilire un punto di unione tra tifosi e società.
Ci vuole buon senso da entrambe le parti.
Parlarsi chiaro è necessario, i toni aspri vanno bene all’inizio ma restare arroccati sulle proprie posizioni di principio serve a poco.
O forse a nulla.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Concordo parola x parola...punteggiatura compresa...con quanto detto da Piero!
SETTORE 333 FILA 9 POSTO N. 2
PRESENTE!!!

gabriella

 
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