La parabola...

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IL VIDEO!

Finalmente pronto e disponibile
il video sul 2° Raduno MDF

Girato dal nostro
Guglielmo,
il riassunto
della due giorni di festa
della nostra Comunità

Sono stati due giorni di celebrazione delle "nostre origini"

Nati da una "bischera mail" ci ritroviamo oggi con

un Blog,
una Comunità di oltre 1.500 iscritti,
un Sito
ed una WebTV

...non male per una idea nata da una passione
RossoNera
Un sentito grazie, per questa due giorni,

alla Redazione di
Milan Channel
al suo Direttore
Mauro Suma
alla mente operativa del Forum,
Gianpiero Sabato
a tutti coloro che hanno partecipato

a quelli che non hanno potuto

a quelli che parteciperanno al prossimo

Il video è scaricabile sul nostro
Sito
Il trailer di presentazione è visibile sul nostro
Forum
oppure, per chi non è iscritto
(ma cosa aspettate?),
sul nostro
canale anteprime
dalla ripresa della programmazione MDC,

sarà visibile anche sulla nostra
WebTV
MILAN DAY

UN MONDO DI AMICI

CON IL CUORE

ROSSO
NERO !

[...]

QUO VADIS... MILAN ?

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….Ma poi arrivan quei momenti in cui non si sa che dire
Quando si sa dove si é ma non dove si può andare

E dopo tante certezze e tante sicurezze

E' il momento di dubitare, sembra tutto senza valore…

Sembrano frasi dette da qualcuno che è chiamato a commentare l’attuale momento dell’AC Milan, ed invece è una strofa di una canzone di Eugenio Finardi (Dolce Italia del 1990).
Nel dover scrivere un commento sullo stato d’animo del tifoso rossonero alla fine di Luglio del 2009, mi è venuto in mente un passaggio di una canzone che ho canticchiato per molto tempo.
Il momento storico che noi tifosi rossoneri stiamo vivendo è perfettamente rispecchiato da questi versi: ci troviamo, di colpo, davanti alla rumorosa sensazione che tutte le certezze che ci hanno accompagnato per 23 anni si stiano dissolvendo durante la calda estate del 2009.
Per più di vent’anni siamo stati abituati a non prendere i considerazioni le offerte dei migliori club d’Italia e d’Europa per l’acquisto di uno dei nostri campioni, siamo stati abituati ad aggiungere giocatori top-mondo a quelli che già erano in rosa (a volte anche troppo), abbiamo scelto di puntare moltissimo su giocatori-simbolo che potessero comunque portare in alto nel mondo il brand della nostra società.
Questa politica ha avuto come controindicazione quella di trascurare (colpevolmente) il nostro settore giovanile, poiché puntare sui giovani mal si sposava con la necessità, nel brevissimo termine, di vincere e di essere, comunque, competitivi sempre ed ovunque.
Certamente nessuno si è mai preoccupato di contestare questa “politica” societaria, dal momento che tutto passava in secondissimo piano rispetto ai grandissimi risultati che questa proprietà/dirigenza è riuscita a raggiungere.
Quando si vince, tutti i problemi e le preoccupazioni per il futuro sembrano dei dolci e lontanissimi fastidi, dei piccoli pruriti che prenderemo in considerazione solo nel momento in cui tali problemi si materializzeranno davanti.
Ed ecco che all’inizio di Giugno ci ritroviamo in una situazione che mai prima, nell’era-Berlusconi, avevamo vissuto:
la grave crisi economica che ha colpito il pianeta fa sentire i suoi effetti anche nel mondo dello sport.
La proprietà di una squadra di calcio “costosa” come quella del Milan decide che bisogna cambiare strategia:
non più aumenti di capitale a fondo perduto da parte dell’azionista di maggioranza, ma invito a passare ad una gestione societaria che tenga conto soprattutto del bilancio e che permetta alla stessa società di “camminare con le proprie gambe”.
E’ una cosa difficile da digerire per un tifoso abituato ad un “tenore di vita” completamente diverso, ma non esiste nessuno di questi tifosi che, ragionando a mente fredda, se la sente di accusare e rimproverare una dirigenza che decide di mettere in primo piano la sopravvivenza del club (perchè di questo parliamo) rispetto alla spasmodica ricerca del risultato sportivo a tutti i costi.
Non è un reato badare a far quadrare i conti, al contrario è un dovere.
Ed allora prepariamoci alle scelte dolorosissime che questa politica comporta: la cessione del proprio simbolo e giocatore migliore, Kakà, la possibile cessione di altri big (Pirlo?), la riduzione del monte ingaggi generale, la valorizzazione del settore giovanile, ed il puntare su una squadra più fresca e giovane.
E’ una cosa così catastrofica per noi tifosi?
Ma no!
In fondo si tratta di una scelta coraggiosa che avrà in futuro i suoi enormi benefici, una scelta che potrebbe permettere al Milan di anticipare nel tempo quello che tutte le società si troveranno a dover fare in un futuro non lontanissimo e che potrebbe garantire una “rendita di posizione” di cui beneficiare per primi tra le big.
E poi diciamocelo chiaramente: quando ti ritrovi la domenica a trepidare per dei giovani campioncini in cerca di affermazione a livelli altissimi e per dei giocatori che non sono dei palloni d’oro ma che potrebbero diventarlo, allora il tifoso è capace di stringersi ancor di più intorno alla propria squadra, perché ogni conquista ti sembrerà più sofferta, più inattesa e, sicuramente, più bella.
Certo, vincere piace a tutti, ma se per tornare a vincere con serenità e con una società sana, ci viene richiesto di accompagnare dolcemente la squadra attraverso qualche anno di “transizione”, allora siamo disposti a farlo tranquillamente.
Ma allora dove sta il problema?
Il problema sta che la società Milan sta sbagliando in quello che per decenni è stato il suo punto di forza, il suo cavallo di battaglia:
la comunicazione.
Non era forse più semplice presentarsi al proprio popolo e mettere sul tavolo da gioco le proprie carte?
Non era semplice dire ai propri tifosi: “questo è il momento che la congiuntura internazionale ha provocato, questo è il nuovo progetto, questa è la base da cui ripartire per tornare a vincere in futuro, e quindi, in nome della nostra Maglia, condividete con noi il progetto e cercate di stare vicini a questa squadra ed al suo nuovo ed amatissimo allenatore”.
Invece succede qualcos’altro.
Succede che qualcuno fa i conti e dice che il problema non sono i soldi per acquistare i calciatori, ma gli ingaggi.
Ed invece scopri che comincia un girovagare internazionale alla ricerca di un attaccante che non costi più di 15 milioni e non guadagni più di qualche milione di ingaggio.
Che tutti gli attaccanti accostati al Milan in questo periodo hanno caratteristiche tecniche diverse.
E’ chiaro che qualche dubbio sorge.
Ed ancora:
con un blitz degno di nota acquistiamo praticamente “il terzino più forte d’Europa” per 15 milioni di euro.
Il ragazzo non supera le visite mediche ed il Milan non lo tessera più.
E allora cosa facciamo?
Che se non prendiamo Cissokho allora “non compriamo nessun altro terzino, ci teniamo i nostri che sono all’altezza”.
Ed i 15 milioni non spesi?
Boh, per ora sono spariti.
Ed i terzini su cui vuole basare il suo nuovo gioco Leonardo?
Ma quali terzini?
Vanno bene quelli che ci sono.
Vabbè… almeno ci consoliamo con la linea verde: prendiamo Trezeguet!
Trezeguet?
Ma quello della Juve?
Ma non ha 33 anni?
E la linea verde?
Boh.
Pirlo guadagna troppo: dobbiamo venderlo.
Quindi è cedibile?
Sì, ma resta “perché non abbiamo offerte”?
Ma resta perché è incedibile o perché non abbiamo offerte?
Boh, non si capisce.
E Luis Fabiano?
Lo prendiamo perché lo vuole Leonardo!
Ah sì?
E come mai dopo aver fatto un’offerta di 14 milioni non ci si è mai spostati di un millimetro da tale cifra?
Perché diamo l’impressione che la valutazione fatta è volutamente bassa per non concludere l’acquisto?
E perché vendiamo i nostri big per mettere a posto il bilancio e non compriamo nessuno perché tanto “siamo competitivi così!”?
Forse stiamo sistemando i conti perché prossimamente la famiglia Berlusconi vuole vendere la società?
Queste sono solo alcune delle innumerevoli domande che il tifo milanista si pone in questi giorni ed i dubbi che altri hanno, dubbi e domande che non avrebbero motivo di esistere se non ci fosse un silenzio assordante ad accompagnare una mancanza totale di chiarezza iniziale.
Le istruzioni per l’uso impongono di sottolineare che molte, moltissime, delle notizie che vengono fuori in questo periodo sono delle autentiche bufale e sono destituite da ogni fondamento.
Ma è proprio la mancata chiarezza nella comunicazione da parte della società che rende molti tifosi vulnerabili di fronte alle innumerevoli castronerie che vengono sparate da più parti.
I silenzi prolungati di questo periodo stanno facendo aumentare la tensione tra i tifosi ed il timore che la società sia in balìa di una situazione che non aveva programmato per tempo e che ci renderà una squadra di “seconda fascia”.
La cosa peggiore di questo momento è la sensazione che la società ed i tifosi siano due entità separate, due entità che sembra non comunichino tra di loro, proprio quando sarebbe necessario che queste due componenti viaggiassero insieme di comune accordo.
La speranza è che la società abbia le idee chiare, che i nostri pluri-decorati dirigenti non siano diventati degli incapaci tutto ad un tratto e che un pizzico di orgoglio li possa spingere a fare qualche piccolo sacrificio che comunque è necessario per permettere alla squadra di mantenersi tra le squadre europee di altissima fascia.
Tutto questo accompagnato, comunque, dalla applicazione reale della linea verde che tanto ci piace e che siamo disposti ad accettare.
Insomma, caro vecchio Milan, hai ancora un mesetto di tempo per farci capire la strada che intendi tracciare e che noi “dobbiamo”e “vogliamo” percorrere con te!




Ci si chiede dove va il Milan di Silvio Berlusconi post Kakà.

E’ una domanda legittima, quasi naturale, spontanea, che i tifosi rossoneri si pongono nel tentativo di capire quelli che sono gli scenari di un futuro prossimo che pare avvolto, quasi celato, da tenebre oscure e un po’ enigmatiche.

Questo pezzo non ha l’obiettivo di dare una valutazione dell’operato della società in questo mercato poiché se così fosse sarebbe impossibile farlo adesso che il mercato del Milan è ancora in uno stato embrionale, forse di decollo.

L’obiettivo di questo pezzo semmai, è quello di fornire uno spaccato quanto più possibile esaustivo della situazione societaria del Milan dal punto di vista finanziario .

Non è un’impresa semplice visto che la vastità e la moltitudine di eventi che si sono susseguiti negli ultimi quindici mesi non ha una matrice unica e facilmente identificabile, visto che il destino economico-finanziario dell’A.C. Milan è inevitabilmente legato a quello del gruppo Fininvest e della famiglia Berlusconi.

Il gruppo Fininvest infatti è una holding finanziaria che controlla, in quote diverse, Mediaset, Mediolanum, l’A.C. Milan, il Teatro Manzoni e la Mondadori.
Un colosso imprenditoriale con pochi eguali al mondo.

Nell’ anno 2008, il famoso anno nero delle Borse mondiali, il titolo Mediaset ha perso circa un terzo del suo valore.
Un risultato molto negativo sul piano finanziario che ha portato ad una ridefinizione degli investimenti e dei bilanci di Fininvest.

La scelta dei vertici della holding è stata quella di investire, in maniera pesante, sulle azioni Mediaset, in calo in quel momento, ma in ogni caso garanzia nel futuro di sicuri rendimenti dal punto di vista economico.

Pertanto in un momento di recessione economica forte, Fininvest ha deciso di spendere quasi 150 milioni di euro in azioni di Mediaset, ossia la sua principale controllata quotata in Borsa.

Una scelta del genere ha imposto, inevitabilmente, una ridefinizione delle strategie generali del gruppo Fininvest, il quale, necessitando di una certa solidità finanziaria delle società del proprio gruppo, ha imposto come obiettivo il pari di bilancio di tutte le sue controllate entro il 2010.

L’idea della cessione di Kakà nasce da questo scenario, così come l’obiettivo “pareggio di bilancio” divenuto improvvisamente ma non misteriosamente preponderante.

A questi fatti si aggiunge la situazione familiare della famiglia Berlusconi che rende difficile qualsiasi spostamento di capitale, anche minimo, all’interno del patrimonio di famiglia.

Il divorzio chiesto da Veronica Lario al marito, presentato dai media come conseguenza di presunte frequentazioni allegre di Berlusconi, altro non è se non un regolamento di conti all’interno della famiglia Berlusconi, una specie di bomba a orologeria pronta a far saltare da un momento all’altro il lodo Chiomenti.

Che cos’è il lodo Chiomenti?

Si tratta del punto di equilibrio raggiunto, nel 2005, dai figli di Berlusconi, che dispone la divisione del patrimonio di Cavaliere in cinque parti, tante quanti sono i suoi figli.

Dove sta il nodo della questione?

Berlusconi ha cinque figli, due di primo letto, nati dalle nozze con Carla Dell’Oglio e tre di secondo letto, nati dall’unione con Veronica Lario, formalizzata successivamente con le nozze nel 1990.

A giudizio dei primi due figli del Cavaliere, Marina e Piersilvio, la divisione del patrimonio deve avvenire “per matrimonio”, ossia il 50% a loro e il 50% ai figli di secondo letto.

A giudizio di Veronica Lario invece la divisione del patrimonio deve avvenire “per teste”, ossia il 20% ad ogni figlio legittimo, soluzione questa che darebbe la maggioranza delle aziende ai tre figli minori del Cavaliere, inaccettabile per Marina e Piersilvio che fin da ragazzini hanno lavorato all’interno dell’azienda e ritengono di dover avere loro i ruoli di comando e di gestione.

In questa situazione di ridefinizione degli equilibri, il patrimonio è totalmente intangibile e per tale ragione non è possibile pensare a un intervento diretto dal punto di vista economico di Berlusconi in questa sessione di mercato.

Il Milan dovrà fare mercato solo con i propri mezzi e con le proprie possibilità, ovverosia i soldi della Champions, il ricavato della vendita di Pirlo e i soldi risparmiati sugli ingaggi lordi di Kakà, Emerson, Shevchenko, Maldini, Senderos e Beckham.

Esiste poi un terzo aspetto, che può avere rilevanza il chiave futura, forse passato inosservato ma che ha un certo peso in un paese come l’Italia che vive su compromessi economici di piccola o grande entità e che ha al suo interno degli organismi decisivi nell’amministrazione dei flussi economici e nella capacità di indirizzo dei capitali.

Marina Berlusconi infatti dal 1 novembre del 2008 è entrata in pianta stabile nel consiglio di amministrazione di Mediobanca, salotto buono della finanza italiana, vero e proprio snodo del potere finanziario fin dai tempi di Enrico Cuccia; una mossa, certamente calcolata, che può dare a Fininvest nel futuro una solidità economica ed una tutela ancora maggiori.

Un lavoro certosino dunque quello che i vertici di Fininvest stanno conducendo nel panorama economico sia sul piano degli investimenti che delle relazioni, condizionati però da molti contrasti familiari.

Il Milan in tutto questo è costretto, in quanto società controllata dal gruppo Fininvest, a subire le decisioni dall’alto e a programmare il futuro primariamente dal punto di vista economico prima ancora che dal punto di vista tecnico.

Gli obiettivi della riduzione dei costi, di un rientro del livello degli ingaggi, di valorizzazione del vivaio, non sono solo e soltanto le conseguenze di alcune scelte sbagliate della dirigenza negli ultimi anni in sede di acquisizioni sul mercato e di rinnovi contrattuali a cifre iperboliche.

Si tratta anche e soprattutto di un’inversione di tendenza dettata da una nuova era dell’economia, alla quale Fininvest ha imposto di adattarsi in maniera camaleontica, repentina e quasi forzata.

Il Milan oggi vive un’inevitabile fase di passaggio, che va gestita, governata, capita e modulata con scelte sagge e funzionali a un progetto sia economico (contenimento dei costi) che tecnico (squadra più giovane e fresca).

Il prossimo mese sarà uno dei banchi di prova più duri, in ottica mercato, al quale verrà sottoposta questa dirigenza.
Galliani e Braida lo sanno bene e la scelta di un allenatore come Leonardo, che fino a ieri occupava una scrivania dirigenziale, è una precisa conferma di tutto questo.

[...]

Zlatan mercenario, Kakà angelo devoto

2 commenti

Nella mia consueta navigazione tra
siti e "sitastri",

blog e "bloggastri",

giornali e "giornalastri",

articoli e "articolastri"...

ho trovato un articolo che vale la pena far leggere

a tutti quelli che hanno la bontà di

seguire questo nostro Blog (o bloggastro?)

E' una mia personale iniziativa

della quale non ho parlato,

ne sentito il parere,

degli amici della "redazione" MDB

Dico questo perchè so già,

una ad una,

quali saranno le reazioni


da "ilgiornale.it"
articolo a firma Daniele Abbiati


L’Angelo e lo Zingaro, più o meno, valgono 70 milioni a testa.
È l’unica cosa che li accomuna.
L’Angelo è già volato via, rapito da un bruto che gli recapiterà sul conto corrente oltre 9 milioni l’anno per almeno cinque anni (ma che cosa sono cinque anni nell’alto dei cieli?).
Se n’è andato con l’accompagnamento di innumerevoli violini sintonizzati sulle note del rimpianto e dell’adorazione, manco fosse Gesù Bambino in persona.
Lo Zingaro, invece, fatica a librarsi nell’empireo delle Motivazioni per colpa di una zavorra da un milione al mese.

L’Angelo missionario Kakà, materializzatosi lo scorso gennaio alla finestra della sua stamberga milanese con in mano una maglietta rossonera, si è immolato sull’altare del Pareggio di Bilancio.
E il suo sacrificio ha commosso l’Italia intera.
Lo Zingaro mercenario Ibrahimovic, invece, con i suoi «vedremo», «aspettiamo», «speriamo» sparati in faccia a chiunque gli chiedesse «allora, rimani?», ha irritato la stessa Italia, alla quale non è parso vero di poter prendere a male parole uno che guadagna cifre da manovra finanziaria.

L’Angelo avrà a disposizione, per lenire in parte il dolore dell’esilio forzato nella plumbea e monotona Madrid, un tempio fatto erigere da Carolina, la sua signora.
Lo Zingaro, invece, conosce una sola religione, quella del dio Euro, ben più potente dell’Odino che lui, scandinavo sui generis, forse nemmeno ha sentito nominare.

L’Angelo, quando arrivò dal Brasile, nel 2003, aveva la faccia di un bocconiano venuto qui per uno stage.
Lo Zingaro, invece, quando arrivò da Torino, nel 2006, aveva la faccia del gigolò che ha appena lasciato la donna di turno con una scusa qualsiasi per gettarsi, un minuto dopo, fra le braccia di una ricca e attempata ereditiera.

L’Angelo, quando faceva gol per il Milan, indicava con insistenza il cielo come a dire «no, ragazzi, non è merito mio, che cosa applaudite a fare?».
Lo Zingaro, invece, indicava zone... un po’ più basse, quelle dove adesso certe cose girano vorticosamente a un altro pover’uomo, costretto improvvisamente a cambiare mestiere: da showman ad allenatore di calcio.

L’Angelo piace a tutti, è un «prodotto per famiglie».
Lo Zingaro non piace a nessuno, nemmeno a quelli che, per merito suo, hanno vinto tre scudetti di fila.
Perché l’Angelo ha agito per il bene del Milan, lo Zingaro, al contrario, agisce in odio all’Inter.
L’Angelo ha per procuratore il papà ingegnere, che di nome fa Bosco, e che proprio come don Bosco amava occuparsi di disagiati sul tipo di Adriano Galliani, alleggerendolo del peso di alcune pecunie, altrimenti dette, non a caso, «sterco del Diavolo».
Lo Zingaro, invece, per procuratore ha un ex pizzaiolo di Nocera Inferiore buono per tutte le quattro stagioni, ma soprattutto per l’estate che notoriamente è il periodo in cui si miete il grano.

Quando l’Angelo e lo Zingaro, pochi istanti prima del prossimo Real Madrid-Barcellona, si guarderanno in faccia, nel tunnel che conduce al campo, scoppieranno in una sonora risata d’intesa, mentre qui, in Italia, sintonizzati su Sky o su Mediaset Premium, milanisti e interisti si accapiglieranno come al solito.
Chi per primo farà gol?
Chi per primo strapperà il contratto «in essere»?
Chi se ne frega, tutto sommato.
Loro resteranno per sempre l’Angelo e lo Zingaro.
Anche il pallone, che pure è sferico, ha due facce, come le medaglie.
D’oro, d’argento e di bronzo.


Trovo, questo pezzo,
semplicemente stupendo !
Nella nostra "redazione"...
Piero, mi pagherà un caffè
Max, non mi rivolgerà la parola per un pezzo
Gugliemo, si farà due risate e
rosicherà per non averlo scritto lui

[...]

la calda estate...

1 commenti

DEGLI ABBONAMENTI

GALLIANI "I tifosi sono tanti, alcuni contestano, altri no. Certo, io capisco che la cessione di Kakà ha influito nella psiche di ciascuno di noi, anche nella mia, soprattutto per gli aspetti morali del giocatore che nessun altro potrà sostituire; la sua partenza ha lasciato un senso di vedovanza ma la vita deve andare avanti: il Milan è sopravvissuto a Nordhal, a Rivera a Van Basten a Baresi. Sopravviverà anche a Maldini e a Kakà"
Tutto vero, tutto giusto ma...
allora perchè quelli (il 90%) che contestano lo fanno in modo così veemente?
Perchè, basta parlare con uno di quel 90% e la prima cosa che ti dice è "non rinnovo l'abbonamento stadio" oppure (se non è di Milano) "disdico Milan Channel" ?
Proviamo, per un momento, a far finta di essere tifosi di un'altra squadra... una qualsiasi... una più o meno "titolata al mondo"
Guardando la cosa dall'esterno verrebbe da chiedersi... "Perchè?"
Perchè questi che hanno vinto come forse mai noi riusciremo a fare, che si son visti portare in squadra i migliori calciatori al mondo, che solo 19 mesi fa erano campioni del mondo, che in 23 anni hanno vinto 26 "tituli"...
"come possono contestare una Società che ha regalato loro così tanto ?"
La risposta ?
Nulla di più semplice... PARLARE
Parlare e spiegare ai propri tifosi il cambiamento di rotta PRIMA di invertire la marcia
L'errore grave da parte della nostra Società è stato quello di :
- far proprio l'orgoglio della "scelta" invernale di Kakà e poi non potergli impedire di guadagnare di più
- di dichiarare, con giusto orgoglio, che "non esiste al mondo uno che possa presentarsi al sottoscritto dicendo mi prendo Kakà" e poi cederlo per problemi di bilancio
- di (finalmente) parlare direttamente ai propri tifosi (attraverso Milan Channel) ma di "lasciarsi andare" ad uno spot elettorale
- di ribadire, ad ogni respiro, che siamo il club più titolato al mondo e poi guardare nel borsellino per vedere se ci sono gli spiccioli per far mercato
- di sbattere in prima pagina tutto l'orgoglio rossonero (Gazzetta) e poi, di fatto, indebolirsi rispetto a chi (da tre anni) arriva costantemente e di gran lunga davanti a noi
- di prendere a pretesto il primo dato abbonamenti e rigirarlo a favore per dimostrare quanto "i tifosi sono dalla parte della Società"
Credo che se, subito dopo lo "scampato pericolo" di gennaio su Kakà, la Società avesse parlato chiaramente di ciò che ci saremmo dovuti aspettare, visto il momento economico, senza fomentare false illusioni, oggi non saremmo davanti a tutto questo
Se l' ac Milan, con tutto il credito di vittorie e trionfi, avesse spiegato ai propri tifosi l'estate che ci aspettava... tutto questo oggi non ci sarebbe stato
Anzi, sono sicuro, che il tifoso Milanista (come da DNA) si sarebbe stretto alla Maglia ed avrebbe accettato questo momentaneo black out negli acquisti.
Avrebbe letto i nomi accostati al Milan (tutti giovani di belle speranze) con lo spirito di una nuova scommessa e... viste le scommesse fatte con questa Società in questi 23 anni...
L'errore, è fuori di dubbio, è stato fatto !
Ora però, fossilizzarsi sull'errore, rinfacciare quell'errore, usarlo come arma, chiedere (addirittura) la venuta di altri proprietari... a chi giova ?
Senz'altro alle avversarie e, altrettanto senz'altro, NON a chi scenderà in campo con la NOSTRA maglia
La Società ha sbagliato ma non sbagliavamo anche noi (tifosi) quando non volevamo Inzaghi ?... o Pirlo ?
Non si può iniziare una stagione rinfacciandoci (TRA MILANISTI) gli errori... dobbiamo farne tesoro... ma guardare avanti
"il Milan è sopravvissuto a Nordhal, a Rivera a Van Basten a Baresi. Sopravviverà anche a Maldini e a Kakà" per dirla alla Galliani
Aggiungiamoci anche "e sopravviverà anche agli ultimi errori della Società" e...
ANDIAMO AVANTI
RICOMPATTIAMOCI
il Milan è di Silvio Berlusconi come dell'ultimo tifoso di questo pianeta e tutti e due torneranno ad occupare il posto che la storia ha, da sempre, riservato a questa Maglia




La questione abbonamenti allo stadio fa discutere da qualche tempo tra i tifosi rossoneri.
Il Milan vende Kakà?
Allora zero abbonamenti!
Il Milan bada al bilancio e non ha soldi da spendere a causa della crisi economica mondiale?
Allora la crisi esiste anche per il tifoso medio che per il proprio bilancio familiare-personale deve rinunciare a sottoscrivere la tessera!
La società ed i suoi dirigenti non sono abbastanza chiari nell’esplicitare i veri obiettivi e si ostinano a parlare di competitività?
Beh, allora fino a quando non si recupera chiarezza ed obiettività nel rendere noti i programmi niente tessera stadio.
Se da una parte è vero che la società sta dando una sensazione di impreparazione nel mettere in pratica un programma di “nuova politica” basata sulla virtuosità del bilancio (questi cambi di strategia vanno pianificati e messi in pratica con qualche mese di anticipo), dall’altro lato noto, senza nessuna sorpresa per la verità, che molti tifosi del Milan, dal canto loro, sono impreparati alla svolta epocale:
per lunghi tratti degli ultimi tre anni si è spesso invocata la rivoluzione in rosa, la clonazione del modello Arsenal, lo svecchiamento, il puntare sui giovani e sul vivaio e poi quando questa situazione, in qualche modo, prende corpo allora comincia a serpeggiare il panico ed il malcontento:
non compriamo nessuno, siamo dei pezzenti che vanno ad elemosinare in giro gli scarti degli altri, Berlusconi se ne vada etc. etc...
Insomma, per farla breve, se spesso, soprattutto nel campo della comunicazione, questa dirigenza dimostra mancanza di coerenza, altrettanto spesso (e puntualmente direi io) la coerenza non trova asilo neanche nella testa e nel modo di pensare del tifoso.
In questo stato generale di “smarrimento” molti tifosi non trovano di meglio che manifestare il proprio dissenso “minacciando” di non sottoscrivere l’abbonamento allo stadio.
La frase più ricorrente tra questi tifosi è la seguente: “se la società non smette di prenderci in giro e non fa chiarezza si ritroverà con l’aver venduto per il campionato pochissime tessere”.
Faccio una premessa doverosa:
ogni tifoso è libero di fare quello che ritiene opportuno e non è corretto né fare i conti in tasca a nessuno e né dare giudizi su chi la pensa in questo modo.
Il parere di chi scrive è che ci sono delle cose che vanno al di là dei risultati, delle strategie di mercato, di chi va e di chi resta.
La fede, l’attaccamento e la passione per una squadra e per una maglia devono prescindere da quello che “forse” succederà nel campionato successivo.
Il tifo per la squadra del cuore comporta una certezza sola:
la domenica gioca il Milan, e l’unica cosa di cui sono sicuro è che io sarò al suo fianco, indipendentemente da chi indosserà quella maglia ed indipendentemente da come andrà a finire la partita!
La mia “passione” non va ad intermittenza (cioè non aumenta o diminuisce a seconda del mercato o dalle politiche societarie), al limite può capitare di dover passare attraverso un percorso di maggiore o minore “sofferenza” a seconda dei risultati, ma questo non deve influire sulla mia “fedeltà” alla causa.

Durante una telecronaca di una partita della Premier League, Massimo Marianella raccontava un aneddoto interessanante.
La maggior parte dei posti dell’Old Trafford è occupata da abbonati dei Reds che si tramandano quella tessera da generazioni: il posto occupato oggi da un giovane tifoso è lo stesso che in passato era occupato da suo padre, che a sua volta lo aveva ereditato dal nonno.
Sembra, aggiunge Marianella, che la lista di attesa per poter sottoscrivere un abbonamento al Manchester United sia lunghissima, ed i tempi in attesa che “si liberino” dei posti nel Teatro dei Sogni non siano brevissimi.
Praticamente, essere tifoso del ManU è una tradizione, e l’abbonamento allo stadio è una specie di status symbol a cui non si può rinunciare, a prescindere dai risultati sportivi.
Avere la sensazione di essere il proprietario di un seggiolino all’Old Trafford, che è appartenuto, in molti casi, al padre ed al nonno, è troppo importante per pensare di “disfarsi di quell’orgoglio” perché Sir Alex Ferguson ha deciso di cedere contemporaneamente Cristiano Ronaldo e Tevez sostituendoli con Valencia ed Owen!
Questo non significa che il tifoso accetti supinamente tutto quello che la società gli propina e gli “vende”, così come è perfettamente normale che un tifoso inglese sia scontento quando i risultati non arrivano.
Ma c’è qualcosa che va al di là del semplice risultato e delle “cazzate” che ogni tanto dirigenti fanno e dicono: la fede e la passione per la mia squadra del cuore.
Le annate no, i giocatori ed i dirigenti passano, la mia squadra resta.
Lo so bene che fare dei paragoni con una “cultura calcistica” (quella anglosassone) lontana anni luce dalla nostra è un esercizio poco produttivo (e lo dico con cognizione di causa, visto che ho vissuto al fianco dei tifosi del Liverpool la finale di Atene del 2007), tuttavia, prendere a modello quell’esempio, serve a far capire che quelli che hanno deciso di rinnovare la tessera di abbonamento al Milan (pochi o molti che siano) non sono dei talebani che hanno piacere a farsi prendere in giro da qualcuno:
sono semplicemente delle persone che hanno come obiettivo principale quello di “esserci sempre”, in modo da potersi poi esaltare per le gioie ricevute ed imprecare per le sofferenze patite.
Per parlare di mercato, di tattica, di campioni, di bidoni, di allenatori, di dirigenti, di cazzate, di svarioni, di capacità o incapacità di leggere le partite e quant’altro c’è tempo:
PRIMA E DOPO LE PARTITE,
PRIMA E DOPO ESSERE STATO ALLO STADIO!
E’ inutile dirvi che il sottoscritto ha già rinnovato in prelazione il suo abbonamento, perché il posto nr. 5 della fila 5 del settore nr. 332 è il mio da quasi 10 anni!
Buon tormentone a tutti





Che la cessione di Kakà avrebbe causato un contraccolpo psicologico nel tifoso rossonero, come un rifiuto dell'accaduto, era cosa pressochè cognita e ampiamente preventivata.
Il tifo è fatto di passione, emozione, gioia, ansia, sfogo.
E se viene meno, in tale quadro, la componente che al momento rende più vivido e percepibile l'insieme di tutte queste cose, e cioè il giocatore più forte e rappresentativo, che ci sia una sorta di disaffezione e un quasi moto di distacco, rimane un fatto più che comprensibile.
Ovviamente da tale moto emozionale non è stato risparmiato nemmeno l'abbonato a Milan Channel, canale tematico satellitare della società Milan.
Al momento non è dato sapere quanti tifosi abbiano disdetto dalla piattaforma Sky il pacchetto opzionale con i colori rossoneri: tale risultato lo si saprà non prima di un paio di mesi.
Ma è lecito attendersi un calo negli abbonamenti, che nel mese di giugno era assestati attorno ai 45 mila, con il sorpasso, per la prima volta, in questa speciale classifica del canale tematico di quelli là.
Ripeto, è più che comprensibile.
Tuttavia, è opportuna una riflessione in merito.
Milan Channel nasce nel 1999, a dicembre, in concomitanza col primo secolo di vita del club di via Turati.
Esperimento nuovo, pionieristico in Italia, dove ancora non esistevano canali tematici dedicati alle squadre di calcio (al contrario che in altri paesi d'Europa).
Le previsioni degli addetti ai lavori, all'epoca, erano più che pessimistiche:
al canale venivano pronosticati pochi anni di vita. Eppure, sia pur in un momento in cui la squadra tutto faceva fuorchè regalare soddisfazioni ai tifosi (se si eccettua un certo set a tennis con i cugini interisti...) gli abbonamenti fioccano e raggiungono numeri interessanti.
Ovviamente, il gran colpo lo dà la gestione Ancelotti, in particolar modo il triennio 2002/2004, quando il canale tocca la soglia storica di 50 mila abbonati, fino ai quasi 55 mila di 2 anni dopo.
Poi il calo, inesorabile, fino ai giorni nostri, alla cessione di Kakà.
Ora, quel che penso io è molto semplice:
il mantenimento di un canale che ha un costo mensile è quanto di più soggettivo possa esserci.
Rimanere o meno abbonati a Milan Channel è legittima e libera scelta di ogni tifoso.
Tuttavia, personalmente, non riesco ad associare quella che è la storia della società con l'andamento del canale tematico.
Mi spiego:
se disdici l'abbonamento a Milan Channel perchè reputi che i suoi contenuti non meritino i soldi che ci spendi, se non hai stima di chi ci lavora, se non ritieni adatto a te quello che viene proposto quotidianamente, allora disdire è quanto di più saggio tu possa fare.
A nessuno è richiesto di comprare per forza qualcosa che non piace.
Ma se si disdice l'abbonamento perchè si è in disaccordo con la politica societaria, per quanto comprensibile possa essere la decisione, è comunque un male che si fa solo a sè stessi, perchè si rinuncia ad un qualcosa che piace per andare a toccare la dirigenza che, economicamente, non trae alcun vantaggio da questi abbonamenti (cosa che accade, invece, con le tessere-stadio).
E' un po' come chi, alle Europee, non ha votato per il PDL per punire Berlusconi per la cessione di Kakà: le due cose non possono essere mischiate, non ha senso!
Altro aspetto: la linea editoriale del canale.
Ora, per quanto, come già sostenuto poco fa, economicamente il Milan e Milan Channel non abbiano legami, è tuttavia innegabile che il canale rappresenti ufficialmente la voce della società: vogliamo paragonarlo ad un quotidiano di partito?
Mi sembra l'esempio più calzante.
E come tutti i quotidiani di partito, non può non tener conto di quelle che sono le linee guida, editoriali, che la società detta: ma ciò non è colpa di nessuno in particolare, ma in generale della consuetudine giornalistica in voga in Italia.
Avete mai letto sulla prima pagina dell'Unità un titolo del tipo:
"Franceschini non ci sta capendo nulla?",
oppure, sul Giornale, per essere bipartisan,
"Berlusconi continua con le leggi ad personam"?
Allo stesso modo non sentirete mai a Milan Channel dire: "la cessione di Kakà è lo scempio tecnico più grave compiuto dal Milan in cento e passa anni di storia!"
Mai!
Poi, ribadisco il concetto: l'abbonamento, e i soldi che questo comporta, è quanto di più libero possa esserci.
Ma mi sento molto più vicino e quasi d'accordo col pensiero di chi disdice il tutto perchè non gli piace il canale in parte o nel suo insieme, piuttosto che di chi, quasi a voler fare un dispetto, immagina di colpire nel petto la società per la cessione di Riccardino nostro.
Sì, nostro, perchè sempre nostro rimarrà.
E scusate se questa cosa non smette di emozionarmi




C’è un rapporto di fiducia da ricostruire e da improntare su basi nuove tra la dirigenza rossonera e la sua tifoseria.
Adriano Galliani lo sa bene anche se non lo ammette, così come sa bene che la cessione di Kakà altro non è stato se non il rimedio dei mali di una gestione societaria che nell’ultimo periodo ha riservato molte più ombre che luci.

Un dato balza chiaro agli occhi di un attento osservatore:
la crescita degli emolumenti ai giocatori dal 2003 in poi è stata ogni anno maggiore e in certi casi sconsiderata.

Se il monte ingaggi sfiorava i 90 milioni netti a stagione, ossia quasi 180 milioni lordi, evidentemente qualcosa si è sbagliato nella politica gestionale ed è quello stesso qualcosa che ad oggi impedisce una rifondazione che, inevitabilmente, dovrà essere graduale, dato che nessun giocatore pare accettare trasferimenti che imporrebbero di rinunciare a una parte importante di stipendio.

Questi purtroppo sono fatti e sono difficilmente contestabili.

Il Milan ha chiuso un’epoca in maniera talmente brusca da lasciare tutti scombussolati.
Non è facile accettare un cambio così repentino di filosofia, il tifoso medio si è sentito quasi tradito al momento della cessione di Kakà e adesso va chiedendo chiarezza, programmi precisi e spiattellati in diretta tv.

Personalmente sono rimasto molto perplesso dalla gestione della vicenda Kakà ma credo che, ad oggi, il problema sia quello di ritrovare un atteggiamento umile che negli ultimi anni non c’è stato.

Sono sbagliate le prove di forza coi tifosi.

Il buon Adriano non è in una situazione facile, sta tra l’incudine e il martello, ma quella frase pronunciata al raduno con tono quasi di sfida, “l’80% dei tifosi sta con la società”, è un errore doppio, sia sul piano strategico che sul piano umano.

Di tutto si ha bisogno adesso tranne che di divisioni tra tifosi che fanno bene e tifosi che fanno meno bene.
Non è mostrando i muscoli che si ricostruisce un rapporto, bensì con un’esposizione lucida e dettagliata della situazione complessiva, scevra di rivendicazioni o pugni sul tavolo, ma pacata e franca.

E’ necessario un “venirsi incontro”.
La società ha bisogno dei suoi tifosi, del loro calore e della loro passione ma, allo stesso modo, i tifosi devono dare una mano alla società.

Umiltà da una parte, apertura di credito dall’altra.

Se si punta sui giovani un clima da battaglia e da nervi tesi non serve a nessuno e non è produttivo, se non a fornire assist ai nostri diretti avversari.

Sul canale tematico ultimamente le edizioni della posta sono il campionario più fedele di quelli che sono gli umori e le sensazioni del pubblico rossonero.
Alcune mail di pancia, altre analitiche, molte umorali mosse da una passione mai doma, forse un po’ ferita ma sempre accesa.

Il compito del canale e del Direttore in questo periodo di passaggio non è semplice, perché deve fare da tramite tra due interlocutori molto fermi nelle loro posizioni e un po’ permalosi nei loro caratteri e nella loro verve polemica.

Mi sembra che lo stia assolvendo con buona lena e molta professionalità.

E’ molto azzeccata e gradita in proposito la presenza come ospite di Federico Buffa che pone quesiti non banali, circostanziati, pieni di contenuti e di idee originali.

Due settimane fa proprio Buffa faceva notare quella che è l’emergenza più grande in vista della prossima stagione, ossia gli uomini contati a centrocampo.

Un reparto chiave che rischia di essere il nostro tallone d’Achille se non si prende atto di questa situazione.
Non necessitano acquisti galacticos, bastano giocatori di sostanza e di peso perché siamo leggerini e contati e a centrocampo si decidono le partite.
Nel bene e nel male.
Comunicare.
E’ il verbo che deve ristabilire un punto di unione tra tifosi e società.
Ci vuole buon senso da entrambe le parti.
Parlarsi chiaro è necessario, i toni aspri vanno bene all’inizio ma restare arroccati sulle proprie posizioni di principio serve a poco.
O forse a nulla.

[...]

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Grazie alla continua crescita del mondo Milan Day
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tratteremo, di volta in volta, il "tema caldo" del momento in casa Milan

Ogni "redattore" si occuperà di un aspetto del "tema" e scriverà la sua in merito per dare la più completa "visione Milan Day" sull'argomento trattato.

Riceviamo, sempre più spesso, offerte di collaborazione... di "gemellaggi"... di partnership che, per il momento, preferiamo
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