(ANSA) - ROMA, 12 GIU - La Commissione disciplinare ha deciso per 60.000 euro di multa per Adriano Galliani e 90.000 per Milan e Inter. Si chiude quindi con sanzioni pecuniarie il 'processo' sportivo sui presunti falsi in bilancio che vedeva coinvolti i due club milanesi: la Disciplinare, sulla base del deferimento disposto dal procuratore Palazzi lo scorso 4 febbraio, ha disposto questo provvedimento. I provvedimenti non sono impugnabili.
Certo che è strano
Certo che credere in questa giustizia sportiva
è sempre più un'impresa
Non voglio giudicare la pena inflitta a Galliani
(se ha sbagliato
E' GIUSTO CHE PAGI
e lo scrivo in maiuscolo
a scanso di equivoci)
Voglio soffermarmi
sulla pena alle Società
tutte e due condannate
per falso in bilancio
Il procuratore Stefano Palazzi
dovrebbe avere la bontà di chiarirci perchè
della società Inter
NESSUN DIRIGENTE SANZIONATO
e perchè un reato più grave
viene equiparato ad uno di gravità inferiore
Ma in quale altra parte del mondo
chi ruba una mela
è colpevole quanto
chi ruba 1.000.000 di euro ?
La Società Milan ha,
stando alla sentenza,
taroccato il bilancio
e, giustamente, paga
Ma perchè paga
(in tono maggiore vista la pena a Galliani)
dell'Inter ?
Di quell'Inter che grazie
al "taroccamento"
ha potuto iscriversi
ad un campionato al quale
non avrebbe avuto diritto
(stando al bilancio reale)
e per il quale (campionato)
ha ricevuto persino uno scudetto ?
Questo procuratore...
"ci puzza"
Ci puzza di vecchi e conniventi "maneggi"
Non lo pensiamo solo noi
la "puzza di bruciato"
di questo procuratore
arriva da lontano :
daIL SECOLO XIXdi:Marco MenduniDel: 26-10-2005La protesta del viceprocuratore «Mi tengono con le mani in mano» Immobilismo all'ufficio inchieste. Spunta una lettera a Carraro datata 29 settembreGenova.
Qualcuno sembrava presagire il diluvio imminente. A Genova i nuvoloni erano minacciosissimi: verbali, interrogatori, intercettazioni. Decine di partite sulle quali si concentravano le attenzioni sospette degli scommettitori. E nel frattempo la giustizia sportiva sembrava immobile, paralizzata, tutta avvitata intorno all'affaire Genoa e a nient'altro. Poi, a condanna inflitta e a Grifone bi-retrocesso, più il nulla. Il sereno era tornato su Roma e sul palazzone della Figc. Tanto che, alla procura federale, pareva non ci fosse alcuna occupazione per i sei vice del procuratore Stefano Palazzi. Un bel giorno uno di loro sbotta, poi prende carta e penna.
«
Non è mia intenzione stare in Paradiso a dispetto dei santi, né di essere considerato un soprammobile». È il 29 settembre e Gino Tapinassi, viceprocuratore della Figc, scrive al presidente Franco Carraro e al vicepresidente vicario Giancarlo Abete. Dal 26 agosto, lamenta Tapinassi, è stato nominato nell'ufficio dei magistrati sportivi che devono (dovrebbero) lavorare spalla a spalla con il procuratore federale Stefano Palazzi.
Da quel giorno, ed è ormai trascorso un mese intero, nessuna carta è passata alla sua attenzione; nessuna decisione presa dal numero uno gli è mai stata comunicata; in nessuna circostanza è mai stato convocato.Eppure Tapinassi (fu amico di Pertini, oggi lavora al gruppo misto del Senato, è considerato vicino allo Sdi) abita a meno di mezzo chilometro dalla sede della Federcalcio, in via Allegri; di quel palazzo, un brutto edificio in cemento armato e vetri abbrunati, è frequentatore quotidiano. Viceprocuratore, ma solo sulla carta. Un bel fregio, per chi vuol pavoneggiarsi negli ambienti sportivi della capitale; nulla di più. Tapinassi allora prede carta e penna e scrive: «Non sono un soprammobile che, regalato e non gradito, viene spostato all'interno di un'abitazione da un mobile all'altro, con fastidio e indifferenza».
Poi l'affondo: «
Non tollerando più che le cose da me ignorate debbano essere apprese solo a mezzo stampa, qualora questo stato di cose dovesse perdurare nel tempo, mi vedrò costretto a esaminare l'eventualità di adottare una soluzione di continuità». Che, detto con parole piane, vuol dire: me ne andrò, lascerò l'incarico.
Siamo arrivati alla fine di ottobre e nulla si è modificato. E la situazione, rivela oggi chi vive il mondo della giustizia sportiva, rimane bloccata da mesi, nonostante la palese emergenza.
Una procura composta (sul calco di quelle della giustizia ordinaria) da un capo, 6 vice e 53 sostituti procuratori, in realtà riflette l'opinione di una sola persona: il procuratore federale Stefano Palazzi; che da agosto ha cambiato ruolo. Lo si ricorderà, nel ruolo di rappresentante dell'accusa (allora era viceprocuratore) nel processo sportivo contro il Genoa. Poi il salto in avanti. E, dalle indiscrezioni che trapelano dal palazzo della Figc,
unico depositario delle decisioni. Ha sì un ufficio di stretti collaboratori (Federico Bagattini, Gianluigi Bracciale, Alberto Fumagalli, Alfredo Mensitieri, Fausto Taverniti e, per l'appunto, Gino Tapinassi),
ma questi non vengono quasi mai consultati. Le decisioni, anche loro, le apprendono «a mezzo stampa». È successo per il deferimento di Flachi, è successo per l'archiviazione del caso Roma-Lazio. Prima che le notizie fossero pubblicate dal Secolo XIX, non se n'era saputo nulla.
C'è stata, tre settimane fa, una riunione. Spinti da un sussulto di orgoglio, quattro viceprocuratori si sono riuniti e hanno chiesto a gran voce una delega, così come accade in ogni ufficio organizzato, dal punto di vista gerarchico, in questa maniera. La risposta non è ancora arrivata. Di più: siamo ormai giunti a un terzo del campionato e la nuova procura non è ancora stata ufficialmente "inaugurata" (così come si dice con un termine che ricorda più una mostra che un organo federale); cambia poco dal punto di vista sostanziale, ma è assai significativo da quello formale. È l'emblema evidente, questo stallo, della situazione di lentezza e di difficoltà in cui si dibatte la giustizia sportiva.
Di più: Palazzi, raccontano fonti interne alla Federcalcio, pur essendo magistrato di grande competenza ed efficienza, non gode del dono dell'ubiquità. Lavora a Napoli nella magistratura militare e, spesso, non può dedicare più di due giornate alla settimana al ruolo dell'inquisitore sportivo. Eppure quell'ufficio che dovrebbe affiancarlo è, nei fatti, esautorato. Rivela una fonte: «
C'è una sola persona che conosce i risultati dell'attività dell'ufficio indagine, che valuta e soppesa, che decide chi deferire e chi archiviare: il procuratore Palazzi». E, come si è visto, lo fa tutelando anche una riservatezza parossistica che sembra mal conciliarsi con la trasparenza. Anche perché, nell'organizzazione della giustizia sportiva, l'ufficio indagini lavora per suo conto. Non ha contatti con la procura (come invece accade nella giustizia ordinaria) e consegna alla fine delle sue verifiche la... pappa fatta agli inquirenti.
In procura dovrebbero essere 1 più 6 più 53. «In realtà ogni decisione la prende Palazzi». E i suoi collaboratori? Lo vengono a sapere dai giornali.E tu, signor FATEMICAPIREtu fine inquisitore di tutti i mali del calcio
tu che ti indignavi ad ogni "sospiro"
dei tuoi "non eletti" in quell'estate del 2006
oggi, niente da dire ?
Niente da scrivere su quel tuo giornale
di onesti ?Oggi, signor FATEMICAPIRE
te lo chiediamo noi
FACCI CAPIRE
perchè non ti indigni per una sentenza
nemmeno degna
di un paese dittatoriale del terzo mondo?
perchè non rivolgi più il tuo monito indignato
dall'alto del tuo giornale tutto onestà?
...anzi guarda,
non sforzarti di farci capire
ABBIAMO CAPITO !
Non ci piace !
Puzza peggio di Moggiopoli
sa tanto di servile reclinamento di testa
non compriamo più
quello che una volta era
"la Bibbia" dello sport
ci sentiamo penalizzati
e messi da parte ma
grazie a Dio
NOI
SEMPRE
A TESTA ALTA !
[...]