... questo è il Milan !

1 commenti

Ma chi sarà Mister X ?
Ma perchè il Milan non si rinforza ?

Come faranno i RossoNeri a
colmare il gap dell'ultimo campionato con l'Inter ?

Sono giorni di glorie virtuali.
Accatastare calciatori,
gonfiare rose,
mostrare i muscoli sul mercato...
sembra, per i media,
che solo questo interessi al tifoso.

Non tutte le tifoserie sono uguali,
altrimenti come si spiegherebbero
i 40.000 abbonati RossoNeri
senza segni di vita nel mercato di via Turati ?

Il Milanista è diverso

ed il giorno che lo scopriranno
(media e concorrenti)
sarà sempre troppo tardi.

A tale proposito
mi piace riportare un aneddoto
raccontatoci sul forum da un nostro amico



E', se non vado errato, il 14 marzo del 2001....mi trovo a Milano. Il giorno prima il Milan gioca un match decisivo contro il Deportivo La Coruna a San Siro. E' l'ultima partita del girone eliminatorio, il Milan deve necessariamente vincere per accedere ai quarti, agli spagnoli basta un pareggio. Sulla panchina sedeva (per l'ultima volta) Alberto Zaccheroni. I nostri ci mettono l'impegno, l'agonismo e la determinazione. I 70.000 accorsi cercano di spingere la squadra... ma nonostante gli sforzi e anche a causa di un pessimo arbitraggio, finisce 1-1 , Milan fuori e Zaccheroni esonerato il giorno dopo, appunto quel 14 marzo... Prima di partire per Roma (avevo il treno nel pomeriggio) mi fermo a mangiare un boccone insieme all'amico che mi ospita ogni qual volta salgo a San Siro. Ci fermiamo in un bel posto non lontano da casa sua , ordiniamo e, tra una portata e l'altra, parliamo dei nostri colori: sapevamo dell'esonero di Zac, sapevamo di Cesare Maldini, ma a noi quello che interessava e un po' preoccupava era il futuro... eravamo molto giù di corda, quel Milan necessitava di robusti innesti in ogni reparto perchè, così come era, quella squadra non era competitiva, assolutamente. Evidentemente, le nostre chiacchiere hanno attirato l'attenzione del padrone del locale che, sedutosi vicino a noi e avendo capito la nostra fede calcistica... così ci disse " Il Milan necessita di qualche inserimento importante, così tornerà ad essere competitivo e voi sarete felici ogni volta che andrete a San Siro, perchè io allo stadio non vado più"... Chiesi se era successo qualcosa che fosse alla base della sua decisione, la risposta che ci diede mi lasciò di stucco "Ragazzo mio, non è successo niente di particolare... è che io ero tra gli 80.000 tifosi che seguirono il Milan a Barcellona contro la Steaua. Fu qualcosa di incredibile, un'emozione così forte che pensai che mai in futuro avrei potuto provarne una simile. Ecco perchè da quella sera il Milan lo vedo da casa... perchè l'ultimo mio ricordo del Milan dal vivo dovrà continuare a essere quella partita giocata in quella memorabile notte catalana".
Cari amici e care amiche

questo
è
il Milan

[...]

-Comunicazione di servizio-

0 commenti

30 LUGLIO 2007


-------------------------------------------------

IL FORUM SARA' INATTIVO
PER MANUTENZIONE

NEI GIORNI
28 e 29 LUGLIO
PROSSIMI

[...]

Bentornati CAMPIONI !

1 commenti

Finalmente !
Si riparte !!!

Com'è diverso questo raduno dal precedente...
Il tempo delle chiacchiere, se Dio vuole, è finito !

... sicuri ?

Quello che non sono riusciti a farci la scorsa estate, hanno provato a farcelo quest'anno. Ci hanno dipinto come una Società che non sa fare mercato, che promette e non mantiene, che non è in grado di decidere tra un Ronaldinho ed un Tacchinardi... dispiace solo per quei RossoNeri che hanno "abboccato" a questo "giochino" fatto soltanto per dare fiato a quelle Società che, quando si gioca per davvero, stanno nell'ombra.
Ma anche noi siamo all'ombra. All'ombra di una grande Coppa dalle grandi orecchie... e come si sta bene ! Il mercato non è chiuso e qualcuno arriverà. Ma siamo una tifoseria da doversi immaginare chissà quale colpo per vivere un anno di gloria ? Ho trovato sul nostro forum un pezzo, a tal proposito, degno di nota che mi piace riportare anche qua sul blog.

L'epoca del calcio virtuale
Vince chi perde, lo strano calcio moderno

E' finita una stagione che ha dato i suoi verdetti, Real Madrid Campione di Spagna, Barcellona Campione di niente. Stagione fallimentare quella della squadra del presidente Laporta, certo il solito paragone non è fattibile per l'Italia ma anche lì c'è una squadra che diventa Campione d'Europa ed una che dopo 18 anni conquista finalmente il titolo di Campione Nazionale. In entrambi i casi il mercato estivo sembra aver stravolto i verdetti espressi dal campo, tifosi del Barcellona in visibilio per la campagna acquisti poderosa, tifosi dell'Inter che gongolano per l'acquisto di una riserva come Suazo; Al contrario tifosi del Milan imbufaliti per una mercato ancora senza acquisti e tifosi del Real Madrid invidiosi dei dirimpettai blaugrana. L'anno che il Milan cancella la ferita più profonda della storia, si prende la rivincita di Istanbul, cosa chiedere di più? Nulla di meglio si sarebbe detto qualche tempo fa, non oggi. Oggi è più importante acquistare che vincere, è più importante la maglia originale di Ronadinho rossonera di quella vecchia e sgualcita di un Maldini qualsiasi, anche se c'è cucito un simbolo sulla manica con un numero sette del quale molti tifosi ignorano la motivazione. Perchè se il Milan acquista Ronaldinho quella maglia va a ruba, non quella di un Capitano che alza le Coppe, anche se il primo non ha fatto nulla per avere quel simbolo sulla maglia. Stiamo vivendo una svolta epica, nel calcio di oggi i risultati che esprime il rettangolo di gioco non contano più o quantomeno contano poco, quel che conta è avere in prospettiva una squadra forte, poi se non si verifica tale fa nulla, ci si riprova l'anno dopo, con nuovi acquisti che renderanno i tifosi delle squadre perdenti vincenti e viceversa. E' l'epoca del calcio virtuale, di quello parlato, il Manchester United è più forte del Milan anche se viene umiliato nei 180 minuti del doppio confronto perchè in prospettiva e sulla carta è più completo, perchè acquista Nani ed Anderson anche se non si sa bene se e dove giocheranno. Tra poco inizierà la stagione sportiva ma durerà lo spazio di soli 9 mesi, quello che accadrà conterà ben poco, il vero calcio riprenderà a giugno con nuovi botti e nuove formazioni, con la ritrattazione del verdetto a posteriori, perchè il futuro vince sul passato ed il calcio virtuale vince sul calcio giocato. Ed io che credevo che le bacheche contassero ancora qualcosa, quelle delle vittorie conquistate sul campo e non sotto l'ombrellone. Mi devo adeguare, devo diventare un giornalista del calcio virtuale.
Luca Bertelli

Altro da aggiungere ?...non credo
BENTORNATI CAMPIONI !!!

[...]

Novità per HIC SUNT LEONES

0 commenti

DISPONIBILE L'UPLOAD
PER LA VERSIONE DVD

Non era mai accaduto
che un mio video
avesse così tante richieste

sarà l'importanza del tema trattato
sarà lo stile della narrazione degli eventi
sarà la durata che lo rende un vero e proprio film
sarà la messa in onda (un trailer) su Milan Channel

fatto sta che mai, sino ad oggi, tramite eMule
o il forum (con link diretto) un mio video

ricevesse così tante richieste di scaricamento.

Nonostante questo, il video, presenta una pecca
la risoluzione video (WMV)

Il tutto è dovuto alla "pesantezza" del file da scaricare.

Personalmente ne ho una copia in DVD e debbo dire che, come qualità video, non ci sono paragoni con il file messo a disposizione sulle varie piattaforme di download. Come dicevo, però, la pesantezza del file (350MB per WMV e 1,25GB per AVI) hanno reso necessaria la soluzione della scarsa risoluzione per la
facilità di host e scarico. Ma...

IMPORTANTE NOVITA' !
A BREVE

grazie all'intervento di Andrea
(un prezioso utente del nostro forum)

AVRETE TUTTI

LA POSSIBILITA'

DI SCARICARE

LA MIGLIORE VERSIONE (DVD)

DEL FILM

Non appena il tutto sarà pronto
troverete notizia sul forum

e cliccando sul link :

MILAN VIDEO MAXSENIOR

Buon download e visione
a tutti !

[...]

Testa o croce ?

1 commenti

Riflessioni di un amico del forum
sul mercato RossoNero





Testa o croce,
il mercato rossonero sembra essere ormai ben chiaro :
un attaccante, solo un attaccante, nulla di più,
almeno stando alle parole profuse in queste settimane.
Ma chi tra Shevchenko e Pato dopo che si è passati dal ballottaggio Henry-Eto’o e Adriano-Cassano?
Sono come il bianco e nero, uno è la Storia passata del Milan, il secondo probabilmente la storia del calcio del futuro,
uno ha segnato 174 gol in rossonero vincendo tutto, l’altro in rampa di lancio a 17 anni, pronto a stupire,
che non sta nella pelle per dare inizio alla sua corsa a inseguire sogni di gloria,
pronto a seguire quella scia scintillante di una coppa alzata al cielo o di un pallone d’oro accarezzato e baciato,
simbolo di una carriera da numero uno.
Un testa o croce, o meglio un testa a testa, che affascina i tifosi in questa bizzarra estate,
dove i primi fuochi d’artificio son stati esplosi, vedi Barcellona e Manchester United,
ma dove ancora molte cartucce non sono ancora state sparate.
O cosi’ almeno sperano i tifosi, specie di quelle società spacciate per colpevolmente immobili.
Un colpo di tacco di un giocatore di cui tutti i giornali abbinano alla tua squadra che vale quanto un gol nella finale di Champions,
un colpo promesso ma fatto dagli acerrimi rivali cittadini che vale un rigore sbagliato nella lotteria decisiva di una finale mondiale,
un attesa a un comunicato ufficiale dal proprio sito che vale quanto l’attesa della vigilia di una partita da dentro o fuori che vale una stagione.
Ecco la bizzarria dell’estate, in particolar modo di quel fenomeno sociale che è il calciomercato, dove tutto viene detto e smentito
e dove anche la piu’ nitida certezza si sgretola in colpo di coda da parte di qualcun altro, dove il tifoso litiga, impreca, gioisce
e si fa portatore di capacità assolute da direttore del mercato.
Come quando si dice riguardo all’allenatore della nazionale, che tutti gli italiani si vestono da Mister,
d’estate tutti ci travestiamo da tanti piccoli Braidini.
Dicevamo, di Pato e Shevchenko, di due giocatori cosi’ diversi ma cosi’ intimamente legati l’uno all’altro dal destino
che vorrebbe una maglia rossonera libera e disponibile per solo uno dei due, perché entrambi sono extracomunitari,
perché entrambi il Milan non puo’ acquistarli anche se vendesse in blocco tutta la rosa di extracomunitari.
E chi potrebbe essere questo attaccante?
Tutto è avvolto in un alone di mistero difficilmente dispiegabile ora come ora.
Per voce dello stesso Galliani e del presidente Berlusconi pochi minuti dopo il triplice fischio di Atene,
il Milan prenderà un grandissimo attaccante. Si ma chi?
Quelle parole han acceso un sogno immediatamente dopo averne realizzato uno (la coppa al cielo)
ed ecco cosi’ una bagarre sempre piu’ serratissima di nomi che svolazzano da un giornale all’altro, da un microfono all’altro, da un pensiero all’altro (nei tifosi)
manco fossero figurine sospinte dal vento: mister x o mister y?
E allora?
Allora il dibattito tra tifosi è già caldo,
tra chi auspica il ritorno dello Zar che ha scritto pagine ricche di storia in rossonero
e chi risponde per le rime domandandosi, lamentandosi, se è normale che una società campione d’europa, con un bell’assegno in tasca da 66 milioni di euro spendibili sul mercato,
possa pensare al grande colpo quello di un ritorno di un 31enne, reduce da una stagione piuttosto negativa al Chelsea.
Dove sta la verità?
In teoria in mezzo, ma in questi casi puo’ risiedere da una parte cosi’ come dall’altra:
bisognerà aspettare il prossimo maggio per la sentenza da emettere.
Il Papero o il Cerbiatto Ucraino? La freschezza e la voglia di sfondare o l’esperienza e il gol garantito? La novità o il riabbraccio? Tutte domande da testa o croce, come quando a inizio dell’estate scorsa si ragionava prima in termini di Serie A o Serie B e poi: Oliveira o Ronaldo? E poi ancora: Scudetto o Champion’s League? Per fortuna, in quest’ultima domanda, non c’e’ testa o croce che tenga, perché la testa (quella di Ancelotti) non è saltata e la croce, beh quella dell’estate di calciopoli da sopportare ce la siamo tolti di dosso.
E allora, un’altra domanda da testa o croce:
dopo una Coppa vinta, ci sarà pazienza da parte dei tifosi in questo caldo, caldissimo mercato estivo dove pare che ad ogni giorno, un obiettivo di mercato se ne va in altri lidi?
Ai posteri l’ardua sentenza…
che non sarà piu’ quella tanto temuta di una corte di cassazione e di una corte federale.

[...]

3 Luglio 2006

2 commenti

Oggi,
da Campioni d'Europa,
è facile essere felici.
Bello avere la mente occupata
dalle fantasticherie del mercato.
Gratificante
"pensare in grande"
per il nostro Milan.
Un anno fa,
l'Italia,
diventava
Campione del Mondo,
ma il Milanista...

PER NON DIMENTICARE




Un sorriso stampato sul mio viso, mi accompagna all'uscio della mia facoltà.
Ho appena terminato gli esami.
Anche l'ultima materia è data.
Un bel 30 per chiudere in bellezza e potersi concentrare solo sulla tesi.

Mi sento molto più leggero, libero finalmente di completare un percorso che non è solo di studi, ma anche di vita. Che bel sole che c'è! Sembra quasi una giornata perfetta. Decido, mentre mi sono già messo al volante, che ho bisogno di far compagnia alla mia contentezza con un po' di musica. Inizio a fare zapping sulla radio in cerca di una bella canzone.
Poi d'improvviso, tra una stazione e l'altra, sento dire:
"serie B anche per il Milan con tre punti di penalizzazione".

Paralizzato!
Completamente bloccato, incapace di proferire parola.
Mi sento sprofondare tutto intorno.

Improvvisamente una bella giornata, iniziata in modo spumeggiante, assume delle tinte fosche e cupe.
Giunto a casa ricordo la mia corsa, affannata, per salire le scale, entrare dentro casa e accendere il televisore sul MIO canale.

Non dimenticherò mai la voce del Direttore quel giorno. Sembra scarico, per la prima volta mi appare domo, lui, che era stato il nostro unico supporto durante quelle settimane maledette. Non ho voglia nemmeno di cercare altri commenti.
Inizio a pensare, cerco di essere razionale. Abbiamo 8 giorni di lotta davanti. Già, ma quale lotta? Non è forse una lotta contro i mulini a vento? Che processo è, un processo nel quale la pubblica accusa fa la requisitoria all'inizio del dibattimento? E' logicamente orientato, mi rispondo. E inizio a tremare.
Non si possono portare prove, non ci possono essere documenti o testimonianze. Il diritto di difesa del Milan è limitato ad un'arringa difensiva dei suoi avvocati.
Tutto già scritto? Non lo so. Inizio a far due conti però.
Il subcomandante Rossi ha cambiato ad arte due terzi del collegio giudicante di primo grado.
In secondo grado invece c'è Sandulli, presidente del Tar, forse meno influenzabile di un Ruperto richiamato in fretta e furia dalla pensione per avere un pò di notorietà.

Ho imparato che si deve lottare fino all'ultimo nella vita.
Mi dico che sarà così anche stavolta.

Dio mio, ma perchè stavolta mi appare tutto così insormontabile?
Perchè al solo pensiero di quella parola che non voglio nemmeno nominare mi tremano le gambe e il cuore?

Chiamo gli amici con cui avevo programmato di vedere la semifinale e comunico che non ci sono.
Non mi sento rappresentato dall'Italia della Melandri.
A sera il mio spirito patriottico è uguale a zero.
Il gol di Grosso e la chiosa di Del Piero mi danno una gioia piccolissima, quasi minima, ma non ho nè la forza, nè la voglia di esultare.
Amore e odio per questa Italia.

Amore perchè l'Italia è il mio paese, e io amo il mio paese.
Odio perchè non voglio trovarmi sullo stesso carro dei miei boia. Gente che fino al giorno prima non sapeva nemmeno che cosa fosse un offside e che adesso pretenderebbe di dirmi cos'è il Milan.
Ma io non ho bisogno di nessuno.
Non ho bisogno di farmi dire che cosa siamo perchè lo so già.
Non ho necessità di farmi spiegare dalla stampa libera che cos'è stata calciopoli.
Io l'ho vissuta sulla mia pelle calciopoli.
Ho perso la voce e mi sono logorato il fegato nel vedere certe indecenze e nel sentire i giornalisti obiettivi venirmi a raccontare che gli arbitri sbagliano in buona fede e che la Juve era capace di vincere anche senza giocare bene.

Non ho bisogno di loro, della finta Italia, dell'Italia che non conosce vergogna, perchè vive di invidie e di viltà.
E' tardi, è notte fonda.
Gli squilli di trombe della finale mondiale appena conquistata riecheggiano in camera mia.
Sento gente fuori cantare.
Per un attimo mi sento solo.
Ma subito capisco che così non è.
Siamo in tanti, siamo milioni.
Forse non siamo tutti geograficamente vicini, ma il pensiero che tanti Milanisti come me in questo momento soffrono mi tiene compagnia.

Provo a chiudere gli occhi.
Domani è un altro giorno.
Non so se bello o brutto,
ma per quanto mi riguarda sempre
RossoNero !

[...]

Basta poco... che ce vò

2 commenti

ovvero

COME
LA GIUSTIZIA SPORTIVA ITALIANA

SIA PASSATA
DAL BIANCO e NERO

AL COLORE


Storicamente, in Italia, la giustizia sportiva aveva sempre avuto un occhio di riguardo per la Juventus.
Un esempio su tutti lo scandalo calcio scommesse anni '80 quando, pur pesantemente coinvolta, la società torinese non fu nemmeno sfiorata dalle condanne.
Si era, via via, instaurato un vero e proprio potere che aveva portato non solo a controllare e regolare i propri destini ma, addirittura, i destini delle società amiche.
Le intercettazioni della scorsa estate e la chiusura delle indagini hanno provato quanto, questa giustizia in bianco e nero, fosse un vero e proprio centro di potere teso a far raggiungere risultati di prestigio ai bianconeri.
La riprova la si aveva, puntualmente in Europa.
Quante volte ci siamo chiesti "Ma se è tutto regolare, come fanno questi con quasi il doppio dei nostri scudetti ad avere un misero terzo dei nostri successi europei ?".
L'estate 2006, finalmente, riporta l'ordine (?).
La Juventus retrocessa per illeciti (e gli è andata persino bene) ed altre squadre "truffaldine" pesantemente penalizzate.
Finalmente !
Ora tutto è pulito !!
Ora non si guarda più in faccia nessuno e chi sbaglia paga !!!
Se accettiamo (come in un paese civile si dovrebbe fare) questa idea, dobbiamo accettare serenamente anche la condanna inflitta al Milan... e guardare avanti.
Ma come si fa ?
Si esatto, chiedo, come si fa ?
No perchè se è reato parlare per lamentarsi (con i designatori arbitrali),
cosa è iscriversi ad un torneo falsificando le prove della propria idoneità all'iscrizione ?
Nell'ultima "rovente" estate, quando sostenevamo che "ci vogliono le prove" ci veniva puntualmente risposto "per la giustizia sportiva non servono, basta il sospetto del tentativo di alterare una competizione".
C'era persino chi (giornalista "illustre") sosteneva che la UEFA non poteva ritenere il Milan una società eticamente iscrivibile alle competizioni europee.
Qualche cosa mi sfugge... non torna...
Ma è più grave parlare per lamentarsi con un direttore di banca o fornire un bilancio falso ed ottenere un grosso prestito ?
No perchè il Milan ha parlato con "il direttore di banca",
l'Inter ha fornito il bilancio falso senza il quale non avrebbe ottenuto il "grosso prestito".
Ed ancora.
Ma com'è che nella scorsa estate la macchina della giustizia sportiva era a pieno regime, non si fermava nemmeno in assenza di prove, chiedeva addirittura le condanne prima del dibattimento, in poco più di due mesi rivoltava come un calzino il calcio italiano ed ora...
MA PALAZZI C'E' ANCORA ?
Il paradosso di questa nuova era del "calcio pulito ed onesto" in Italia è che per un anno ha visto una società non iscrivibile (senza taroccamenti) al massimo campionato, giocare con lo scudetto sulle maglie e vincere il successivo grazie alle penalizzazioni ed ai rafforzamenti fatti proprio nell'anno in cui
NON DOVEVA PARTECIPARE ALLA SERIE A !

Conclusione...

TEMPI MODERNI !

La giustizia sportiva italiana si è "modernizzata"

dal bianco e nero è semplicemente passata... AL COLORE !



Semplice,
dai colore al bianco e...

BASTA POCO
CHE CE VO'

[...]

Querido amigo te escribo...

1 commenti

Ciao, amico madridista
sai che abbiamo molto in comune ?

Siamo entrambi tifosi di una squadra che ha fatto la storia del calcio mondiale. Di una squadra che ha la fortuna di avere, come "campo di battaglia", uno stadio tra i più belli ed ammirati in tutto il mondo. Siamo anche fortunati, allo stesso modo, perchè la storia sta lì a documentare quanto al mondo non ci siano maglie gloriose come le nostre. Storicamente e ciclicamente tutti i più grandi Campioni del calcio mondiale hanno indossato le nostre maglie e, per nostra fortuna e soddisfazione, siamo coscienti di appartenere ad una tifoseria che sostiene le due Società più ambite ed ammirate al mondo. In un qualsiasi sperduto angolo del mondo, esiste un ragazzino che non indossi una delle nostre maglie ? In un qualsiasi angolo sperduto del mondo, esiste una Società che non vede le nostre come esempio da seguire ?

I "Grandi" si riconoscono dallo stile, dalla signorilità, dalla sportività e dalla superiorità su chi vive di mezzucci... e qui, da un po' di tempo, le nostre strade si dividono.

Te lo dico con estrema franchezza, sincerità ed amarezza, il tuo Real sta perdendo il fascino di un tempo. Grazie a quel presidente che vi ritrovate...

Mai avrei immaginato come, una Società così gloriosa, potesse abbassarsi a taroccamenti di foto, di interviste, di falsi incontri, di dichiarazioni mai rilasciate da un calciatore per tentare (invano, credimi) di portare a casa un Campione di una rivale.
Sento dire che anche la mia...

No, caro amico, non cadiamo nel "calderon"

La mia fa una richiesta esplicita al club di appartenenza del Campione desiderato, attende una risposta e, se questa è negativa, va avanti lo stesso... consapevole della propria forza che deriva dalla propria gloriosa storia.

Quando, in Italia, i Platini e i Maradona spopolavano, credi che noi e la nostra Società non li avremmo voluti ? Non era possibile, ce ne siamo fatti una ragione ed oggi stiamo tirando il bilancio di quegli anni che pende, guarda caso, dalla nostra parte.
Mi spiace, credimi, vedere il "mitico Real" in mano a chi ne distrugge l'immagine e l'alone glorioso che si era creata in anni di vittorie sul campo e fuori.

Ti faccio una supplica

LIBERATEVI DI "quel signore"
STA DISTRUGGENDO
LA VOSTRA CREDIBILITA'
ED IL VOSTRO FASCINO
Sulla sua lapide (come suo volere) ci sarà scritto
-COLUI CHE NON RIUSCI'
A PORTARE KAKA' AL REAL MADRID-
e forse anche
-COLUI CHE RIUSCI'
A DISTRUGGERE IL MITO REAL-
Spero che il vostro orgoglio madridista riesca a farlo uscire presto di scena e che vi riappropriate di quella leggendaria immagine che un giorno avevate
Se puoi, fagli sapere, che se vuole Kakà...
si compri il Milan...
ah, già, ma qui c'è un Signor Presidente e allora,
anche questa volta...

Ti auguro, in un prossimo futuro,
di ritornare ad essere orgoglioso della tua
Società come lo sono oggi io della mia.

Un saluto dall'Italia

Un Milanista

[...]

Il Milan... per la maturità

0 commenti

Che il Milan sia una parte importantissima della nostra vita...
come negarlo ?
Che ci accompagni e segni la vita di ognuno di noi
è altrettanto innegabile.
Quanti ricordi personali riusciamo a legare ad un evento RossoNero ?
Da oggi,
per il nostro amico Fedro,
ce ne sarà uno in più.
Agli esami di maturità ha presentato una Tesina...
indovinate su cosa ?





AC MILAN S.p.A.

IL BILANCIO E LA VITA

DI UNA SOCIETA' PER AZIONI

ATIPICA




Il calcio assume da sempre un peso notevole nel nostro Paese dove fin dalla nascita di questo sport ricopre un ruolo economico-sociale di rilevante importanza, dovuto anche allo spazio che i mass-media regalano ad esso in campo nazionale.

La sua spinta popolare può essere spiegata con la semplicità e l’economicità delle attrezzature tipiche per questo sport, che in un paese da sempre piuttosto povero, non può essere particolare prescindibile, soprattutto in alcune zone.

Una delle squadre simbolo del calcio italiano è l’AC Milan, squadra alle origini assai popolare, sia per i personaggi che ne furono a capo sia per la tifoseria, soprannominata “Casciavit”, con chiara allusione all’estrazione industriale, o perlomeno manuale, dei suoi sostenitori.
L’AC Milan nasce il 16 dicembre 1899, nella Fiaschetteria Toscana di via Berchet, e fu fondato da due inglesi con la passione del football, Alfred Edwards ed Herbert Kilpin. Il primo, eletto presidente, fu vice-console britannico a Milano, oltre che personaggio noto agli ambienti dell’alta società industriale.

Il binomio football – industria non è per niente casuale, soprattutto a Milano, vertice del triangolo di cui facevano parte anche Torino e Genova, in cui si sviluppò il settore secondario italiano alla fine dell’Ottocento.
L’Italia arrivò con preoccupante ritardo all’appuntamento con la rivoluzione industriale, nata quasi un secolo prima in Inghilterra, grazie all’agricoltura, settore in cui il popolo anglosassone fu il primo a passare da una coltura di auto-profitto ad una coltura di mercato.
Questo cambiamento, unito allo sviluppo tecnologico, eliminò molta manodopera dalle campagne facendola confluire verso la città dove troverà occupazione nella nascente industria.
Nel Belpaese, invece, i fattori che permisero la nascita della grande industria furono l’afflusso di grandi capitali esteri, le infrastrutture create negli anni precedenti ma soprattutto il protezionismo doganale deciso dallo Stato italiano, sotto il governo Depretis, inaugurato nel 1878 e culminato con l’introduzione della tariffa protettiva del 1887.
Questo protezionismo non fece che allargare la forbice già presente tra Nord e Sud, in quanto vennero colpite le esportazioni di vino e agrumi delle regioni meridionali verso il resto dell’Europa (in particolare verso la Francia), regioni che non riuscirono a trarre benefici da questo protezionismo, in quanto praticamente privi di industrie.

Non bisogna però pensare che questo sia un vezzo puramente italiano, anzi. Al protezionismo si erano affidati tutti i second comers, cioè tutti quei paesi che si sono affacciati alla rivoluzione industriale dopo l’Inghilterra.

I luminari inglesi che vennero in Italia per fare l’Industria, si stazionarono nel triangolo sopraccitato, nelle province di Torino, Vercelli, Genova, Milano, città nelle quali si registra la fondazione di numerose società calcistiche, prima fra tutte l’Internazionale Torino (1891), seguita poi dalla Pro Vercelli (1892), Società Ginnastica Andrea Doria (1895), Juventus Football Club (1896), Genoa Cricket and Football Club (1897) e dal Milan Cricket and Foot-Ball Club (1899), fondate per lo più da inglesi, con la volontà di portare anche qua, non solo le idee industriali, ma anche i due sport più in voga lassù, il cricket e il football.

Kilpin fu il primo allenatore e il primo capitano della gloriosa storia rossonera, e fu colui che decise il rosso e il nero, come colori sociali, colori che saranno per, oltre cent’anni, simbolo della squadra meneghina. “Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari!”.
Così, il ventinovenne tecnico industriale saluta la nascita del nuovo club di calcio di cui è uno dei fondatori, e spiega il perché dei colori sociali. È inglese, viene da Nottingham e giunge nel nostro paese, a Torino, per lavorare nell’industria tessile, da buon tecnico industriale quale è.
La sua vera passione però è il football, a soli 13 anni gioca nella prima linea del Club Garibaldi, nella sua città natale, per poi passare al Notts Olympic e al St. Andreas, squadra di seconda divisione britannica.

Il settore tessile era, assieme al settore metallurgico (la Fiat nasce e diventa grande in quegli anni), meccanico, chimico, tra i settori in maggiore sviluppo in quel periodo. Gli anni tra il 1905 e il 1909 furono quelli in cui il sistema giolittiano portò i migliori risultati nel settore secondario. Infatti si verificò un incremento annuale del 12% e grazie al protezionismo sopraccitato le industrie forti si rafforzarono sempre più, schiacciando quelle più deboli.
Infatti le grandi aziende italiane agiscono in un mercato monopolistico, legate tra loro da grandi banche, fornendo alla clientela prezzi alti e non competitivi, privilegiando una gestione speculativa piuttosto che una gestione imprenditoriale, che favorirono soltanto le grandi concentrazioni di aziende che si erano formate, soprattutto per quel che riguarda le costruzioni navali e i cotonifici, che dovevano la loro fortuna agli aiuti statali.
Succede quindi che molte grandi aziende trovino il tempo e il denaro di finanziare queste nuove associazioni che stanno sorgendo sul territorio, come successe per esempio con la Pirelli, società sorta pochi anni prima e già regina del settore chimico, il cui proprietario divenne per alcuni anni il presidente dell’AC Milan.
Col passare del tempo, le differenze si sono via via appianate e la globalizzazione che ha vissuto il nostro pianeta in questi anni ha travolto anche il mondo del calcio.

Accade quindi che il soprannome coniato per i tifosi del Milan, perda validità nel tempo, grazie anche alla spettacolarizzazione del sistema calcistico, che ha permesso a tutto il mondo di conoscere la realtà calcistica italiana, a cavallo tra gli anni 80 e 90, e che questa squadra non sia più il passatempo per pochi operai nel dopo-lavoro.
In quegli anni si è cominciato a diffondere via televisione molte partite del campionato italiano e delle maggiori competizioni nazionali ed internazionali, andando via via aumentando d’importanza fino a giungere alla situazione attuale, in cui tutte le partite vengono trasmesse in contemporanea sul satellite.

Oltre al calcio giocato esiste però anche il calcio parlato che riempie i giornali e le tv, soprattutto a livello locale.
Per capire quanto i mass-media vengono influenzati dallo sport, e dal calcio in particolare, dato che è senza dubbio questo lo sport più popolare in Italia, basta confrontare la programmazione settimanale dedicata allo sport o più in particolare al calcio, delle sei maggiori reti nazionali (Rai e Mediaset) con lo spazio dedicato alla cultura per esempio, oppure la quantità di quotidiani sportivi che gli italiani, solitamente popolo di scarsi lettori, acquistano, e viceversa l’influenza che i diritti televisivi hanno sul bilancio di una società calcistica.
Infatti in Italia ben 3 quotidiani si occupano esclusivamente di sport, cosa che negli altri paesi europei non accade. Osservando i dati raccolti tra il marzo 2006 e febbraio 2007 (rilevamento ADS) possiamo notare come tra i giornali con tiratura media superiore al mezzo milione di copie si trovino solo quattro giornali e il 50% siano giornali sportivi (“La Gazzetta dello Sport” e il “Corriere dello Sport” seguono il “Corriere della Sera” e “La Repubblica”), mentre sopra le 200mila copie possiamo trovare un altro giornale sportivo come “Tuttosport”.
Questo è un fenomeno non sottovalutabile e sembra, nonostante i vari scandali, un fenomeno ancora in via di evoluzione se confrontiamo i dati in nostro possesso con quelli rilevati un anno fa.
Utilizzando come termine di paragone la diffusione media, la differenza tra il Corriere della Sera, primo giornale italiano, e la Gazzetta dello Sport, primo giornale sportivo, è passata dal 55.66% dell’anno scorso al 27.98% attuale (come possiamo vedere nel grafico dove con l’arancio sono evidenziate le due testate), oppure come la diffusione del Corriere dello Sport sia aumentata del 64,56% in un anno (evidenziata nei due periodi con il colore verde).

L’importanza che viene data al calcio è rilevabile anche nei bilanci delle società calcistiche, aziende in cui le televisioni, pubbliche e private, investono molto, diventando persino prima fonte di guadagno, soprattutto per le società più piccole, che vivono grazie a questi introiti.

Il proprietario di una di queste aziende televisive, che ha investito moltissimo sul calcio è proprio il presidente del Milan Silvio Berlusconi, che grazie a questi suoi investimenti ha potuto lanciarsi come protagonista sulla scena nazionale dapprima in campo televisivo, poi in campo politico, sfruttando il vuoto ereditato da Tangentopoli, e infine in campo sportivo, dove ha portato un vento nuovo, soprattutto in merito alla cessione dei diritti televisivi da parte delle società a favore delle televisioni, sia pubbliche che locali.

Osservando il bilancio dell’AC Milan possiamo notare come nel conto economico, con riferimento al Valore della Produzione (valore 293.706.971 € evidenziato col verde), i “Proventi per cessione di diritti televisivi” (evidenziati con il colore arancione), sia per le competizioni nazionali che per quelle internazionali, abbiano come valore 159.408.856 €, cioè incida per il 54,27% sul Valore della Produzione.

Molto spesso le società sono passate dalla perdita d’esercizio all’utile d’esercizio grazie all’incremento di questi ultimi ricavi negli ultimi anni.
Il restante 45,73% è dato dalle plusvalenze sulle vendite di calciatori (valore 44.807.110, 15,26%), tema molto discusso in questo periodo e sui cui le Procure di Milano e Roma stanno ancora indagando, e dalla vendita dello spettacolo sportivo che incide in minima parte, 29.086.429 € su 293.706.971 €, cioè uno scarso 9.90%.
Le plusvalenze ottenute dalla cessione dei calciatori sono, sotto il profilo fiscale, suscettibili di essere rateizzate in quote costanti in un massimo di 5 periodi di imposta, compreso quello in cui sono state realizzate, così come dispone l’art. 54 TUIR.
La sopravvalutazione del patrimonio aziendale (giocatori) è data soprattutto dalla cattiva abitudine delle società calcistiche di scambiarsi i calciatori aumentandone il valore. Questa situazione crea per chi vende una plusvalenza tra il valore residuo d’ammortizzare (valutando i giocatori come cestiti ammortizzabili) e valore di vendita.

Facendo un esempio, possiamo immaginare che due società si scambino giocatori per 10000 € quando il loro valore residuo è pari a zero, cioè è stato completamente ammortizzato. L’impatto economico dell’operazione porta ad una plusvalenza per entrambe per 10000 €, quando invece non c’è stato nessun ingresso di denaro fresco in cassa. Questo permette a molte società di ottenere un utile (esempio lampante, i 44.809 milioni di plusvalenze che hanno permesso al Milan di dichiarare un utile nell’esercizio 2006) nel primo esercizio, spalmando, attraverso l’ammortamento, il costo economico dei giocatori.
All’interno dei Costi della Produzione, i salari, gli stipendi (oltre i 129 milioni di euro, incidente per il 49.32%), e gli oneri sociali relativi al tesserati, unitamente all’ammortamento dei costi di acquisizione di questi ultimi (sui 25 milioni, incisione sui Costi di Produzione 9,85%) costituiscono il Costo annuo del lavoro, il cui importo si attesta su livelli considerevoli.

Passando allo Stato Patrimoniale, l’investimento d’importo più considerevole individuato risulta essere, dopo le immobilizzazioni finanziarie in aziende controllate, costi capitalizzati da ammortizzare (70 milioni, peso 17,46% sulle attività), cioè l’immobilizzazione tecnico-strumentale più imponente è l’uomo-calciatore, che quindi viene retribuito, essendo legato alla società come un normale lavoratore subordinato.
Continuando nel passivo, rileviamo come l’intervento bancario non sia trascurabile, dato che i debiti verso banche raggiungono l’ammontare di 96 milioni, con un’incidenza 23,64% sul passivo.

A questo punto possiamo valutare il reddito d’esercizio che, diversamente da quelli precedenti, è in attivo. Nell’anno solare 2006, l’AC Milan Spa ha rilevato un utile di 2.478 milioni, dovuto soprattutto alla vendita del giocatore Andriy Shevchenko venduto nell’estate 2006 al Chelsea per 43 milioni e alla sua appartenenza alla galassia Fininvest (da cui è posseduto al 99,93%) se riesce a ottenere lauti contratti di diritti tv: una strapotenza contro cui nessuna società di serie A può competere (eccezion fatta per Inter e Juventus) e che riesce a far superare al club rossonero qualsiasi problema economico-finanziario.

Negli altri anni invece si è sempre rilevata una perdita (nel 2004 perdita di 28.539 milioni, nel 2005 4.582 milioni) che è stata sempre ripianata dal Presidente Silvio Berlusconi (che anche quest’anno, pur non ripianando perdite, ha concesso prestiti per 50 milioni attraverso Fininvest Spa).

Fino agli anni ’80 le società calcistiche erano riconosciute come associazioni sportive e non come società per azioni, il cui passaggio ha permesso a qualche società la quotazione in borsa.

Il Milan è stata la prima società calcistica italiana a percorrere questa strada, non impostando ex novo un modello sportivo, ma piuttosto sfruttando l’esperienza maturata in realtà aziendali di diverso genere come ad esempio Fininvest (ora Mediaset). Grazie a professionisti di comunicazione, di marketing e di organizzazione aziendale è stata strutturata per la prima volta, almeno in Italia, una società di calcio in modo aziendale, quindi con funzioni che andavano al di là della sola attività sportiva.

La Società per azioni (S.p.A.) è una società di capitali, in cui le partecipazioni dei soci sono espresse in azioni. Questo significa che il capitale sociale è frazionato in un determinato numero di titoli, ciascuno dei quali incorpora una certa quota di partecipazione ed i diritti sociali inerenti alla quota stessa.
In quanto società di capitali, le S.p.A. sono caratterizzate anche dall'autonomia patrimoniale perfetta, ossia dal massimo grado di autonomia patrimoniale. Il patrimonio della società, in altre parole, risulta essere completamente distinto da quello dei soci che, quindi, non sono chiamati a rispondere delle obbligazioni sociali.
La responsabilità dei soci è limitata, in via di principio, alla sola quota di partecipazione.
Il loro scopo principale è quello di rilevare un utile, da distribuire i soci sotto forma di dividendo.
L’esigenza della rilevazione di un utile nelle società calcistiche non c’è e questa la rende una società per azioni altamente atipica, in cui l’obiettivo primario è il raggiungimento della vittoria sportiva e non quella di un utile.
La percentuale maggiore all’interno delle attività di questo tipo di società, solitamente, compete alle immobilizzazioni, cosa che invece non accade nelle società calcistiche italiane, che oltre all’immobilizzazione calciatori, non hanno grosse immobilizzazioni, eccezion fatta per poche società (per esempio la Reggiana, disputa le proprie gare interne in uno stadio di sua proprietà).

Essere proprietari di un grande centro sportivo è in tutta Europa una necessità, mentre in Italia è solo un privilegio. Infatti solo le tre più grandi squadre italiane (Milan, Inter e Juventus) posseggono un centro sportivo di loro proprietà (o perlomeno di proprietà di società collegate, come nel caso del Milan, che prende in locazione il centro sportivo Milanello dalla società Milan Real Estate Spa, società controllata e con lo stesso CdA dell’Ac Milan Spa, col classico trucco delle scatole cinesi), mentre le altre lo prendono in locazione dal comune o dalla provincia in cui risiedono.

Stesso discorso vale per gli stadi in cui le squadre giocano sono di regola di proprietà del Comune, che le concede per n anni alle società (per esempio il Comune di Milano ha dato in concessione lo stadio Meazza per 99 anni a Milan ed Inter), mentre invece negli altri paesi europei tutti gli stadi e i centri sportivi sono di proprietà privata della società, che in taluni casi l’ha venduto allo Stato ricavando fior di quattrini.
E’ l’esempio del Real Madrid, che nel 2000 riuscì a vendere la Ciudad Deportiva (nel linguaggio spagnolo “casa della nonna” in quanto storico centro di allenamento per le merengues) per 421 milioni al Comune di Madrid, sistemando cosi i suoi bilanci, in grave perdita.
Questa mossa è stata aspramente criticata dall’Unione Europea che ha indagato sull’operazione, senza comminare poi nessuna sanzione.
Secondo l’UE questa operazione avrebbe potuto violare la norma secondo cui sono vietati gli aiuti di stato ad aziende private.

Per lo stesso motivo fu criticato il decreto italiano spalmadebiti. E' il febbraio 2003 quando il governo italiano approva il provvedimento che permette alle società di calcio di dividere su 10 anni anziché su 3 la svalutazione del "parco calciatori" consentendo di abbattere il passivo e di diluire, nel contempo, il pagamento delle tasse nel corso degli anni.
Secondo le autorità italiane, questo avrebbe permesso di creare plusvalenze maggiori e quindi aumentare l’imponibile tassabile. Ma in concreto questa norma fu fatta per salvare dal fallimento molte società, che in quel momento o ricapitalizzavano oppure fallivano.
Per esempio la Lazio doveva al Fisco ben 128 mln di euro, che grazie al decreto vennero suddivise in 10 comode rate, rateizzazione che permise alla Lazio di salvarsi e avere denaro da investire sul mercato.
Questa legge permise alle società italiane di tornare in linea con la tassazione annuale negli altri paesi europei, più precisamente con la Spagna, dove la nuova normativa sulla fiscalità dei nuovi residenti, datata giugno 2005, ha permesso un netto taglio al costo del lavoro per i giocatori che giungono da squadre estere.

Per usufruire del regime speciale di tassazione, i contribuenti devono essere in possesso di alcuni requisiti:
- la prima condizione richiesta è di non aver avuto la residenza in Spagna negli ultimi dieci anni;
- la seconda è che il trasferimento avvenga a seguito di un contratto di lavoro. Questa condizione si ritiene soddisfatta nel momento in cui inizia una relazione lavorativa, ordinaria o straordinaria o statutaria con un datore di lavoro in Spagna;
- il terzo requisito è che il lavoro, a seguito del quale si chiede la residenza fiscale nella penisola iberica, sia realmente svolto in territorio spagnolo.
Naturalmente il calciatore arriva dall’estero, ha già firmato un contratto con la società spagnola e gioca, ovviamente, nel campionato spagnolo.

Secondo un calcolo fornito alla stampa, dall’Ac Milan, nella persona di Adriano Galiani, a parità di lordo fra Spagna e Italia, il calciatore in Spagna guadagna il 50% in più di netto
Quindi se il Milan spende per un giocatore 12 milioni, il giocatore ne riceve 4, mentre se il giocatore fosse del Real Madrid, a parità di lordo, ne guadagnerebbe 8.

Questi sono solo alcuni dei problemi che sono sorti nell’ultimo periodo e che stanno creando più scalpore nel mondo del calcio, oltre ai ben più noti problemi legati al bilancio e alla loro validità. L’organo di controllo delle società di calcio è la Co.vi.so.c., la cui sigla sta per Commissione di vigilanza sulle società calcistiche, che però è legata a doppio filo alle società calcistiche, almeno alle più grandi, e quindi non può certo garantire il regolare svolgimento del campionato.
Basti vedere che praticamente tutte le società ogni anno mettono a bilancio una perdita d’esercizio, limitata dai trucchi contabili descritti sopra. Ma come ben si sa bisogna mettere in campo tutti i mezzi possibili per vincere, anche quelli un po’ meno regolari, anche a costo di veder colare a picco le società, come successo prima con la Lazio di Cragnotti e poi con il Parma di Tanzi, entrambe salvate dal fallimento dallo Stato ed ora in mani più tranquille.
Infatti l’amministratore delegato del Milan ha dichiarato, qualche settimana fa, che è praticamente impossibile assistere ad un utile quando si vuole vincere.
Questa situazione è stata avallata soprattutto dal Presidente che dalla sua salita in sella alla società ha sempre voluto il meglio per la sua squadra, anche spendendo ingenti cifre attingendo all’azienda di famiglia, per quel riguarda la concessione dei diritti tv, attraverso il digitale Mediaset, e finanziamenti.

Silvio Berlusconi è un imprenditore milanese che comincia la sua scalata alla comunicazione rilevando nel 1978 una televisione via cavo operante nella zona residenziale di Milano 2.
A tale società due anni dopo viene dato il nome di Canale 5, ed assume la forma di network a livello nazionale, comprendente più emittenti. L'escalation della società appare subito folgorante: nel 1981 trasmette il Mundialito, un torneo di calcio fra nazionali sudamericane ed europee, compresa quella italiana.
Per tale evento, nonostante gli iniziali pareri sfavorevoli da parte di ministri del governo Forlani, ottiene dalla RAI l'uso del satellite e la diretta per la trasmissione in Lombardia, mentre nel resto d'Italia l'evento viene trasmesso in differita.
A partire dal 1981, Berlusconi inizia ad utilizzare il proprio network di emittenti locali come se fosse un'unica emittente nazionale: registrando con un giorno d'anticipo tutti i programmi e le pubblicità e trasmettendo il tutto il giorno seguente in contemporanea in tutta Italia.
Per la radio e la televisione il potere di effettuare trasmissioni è stato affidato alla Rai fino al 1976, anno in cui, con la storica sentenza n. 202, la Corte Costituzionale affermò che il monopolio era legittimo a livello nazionale, ma a livello locale dovevano essere ammesse emittenti private.

Il decennio successivo vide l'affermazione delle emittenti private di Silvio Berlusconi e il loro immediato successo (grazie anche all’intervento di Bettino Craxi che con un decreto legge, la cui tramutazione in legge fu molto tribolata, legalizzò la tv privata a carattere nazionale).

Il gruppo Fininvest riuscì perciò a spezzare l'allora monopolio televisivo RAI.
Quindi d
a un regime di totale proibizione si passò improvvisamente a un regime di completa libertà.

Si arrivò ben presto ad una situazione di duopolio Rai-Mediaset, levigato un po’ nel 2004 con la Legge Gasparri, che introduce la tecnologia del digitale terrestre e con esso la possibilità di ampliare i canali a disposizione.

Contro la concentrazione dell’informazione, la legge cerca di impedire la formazione di posizioni dominanti nell’ambito delle comunicazioni di massa e dispone che nessun soggetto possa conseguire utile superiori al 20% dei ricavi complessivi del sistema integrato delle comunicazioni. Sono inoltre posti limiti per la messa in onda di messaggi pubblicitari, tema molto caldo, visto il conflitto di interessi che lega Mediaset e Publitalia ’80, altra azienda targata Berlusconi.
Per vigilare su queste norme, è nata l’Authority per la garanzia per le comunicazioni, al quale è affidato il compito di vigilare nel rispetto di queste regole.

Nonostante ciò questa questione continua a presentarsi in Italia, come uno fra i temi più scottanti, dato l’enorme flusso di denaro che ruota attorno ai mass-media, televisione soprattutto.

Un grande "in bocca al lupo" per gli esami al nostro amico

e per chi volesse vedere la sua tesina nella sua originalità
segnaliamo il link

[...]
 
© 2010 MILAN DAY | grazie a Templates para Você